Pagina:Leopardi - Epistolario, Le Monnier, 1934, I.djvu/161

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128 EPISTOLARIO 79. Ad Antonio Fortunato Stella. - Milano} Recanati 30 Settembre 1817. Non iio potuto prima d’ora adempiere ai dovere di ringraziarla doìl’Inno a Nettuno, come faccio adesso, tanto più distintamente che nella seconda edizione, eccetto una carta che è restata com’era nella prima, tutto il resto è corrotto in maniera che di pochi altri libri stampati lontano dall’autore si potrà dire altrettanto. Non so se Ella gradisca da. me qualche articolo per lo Spettatore come faceva qualche tempo addietro. Ne acchiudo uno 2 del quale ella si servirà a suo piacere: e forse anche presto ne avrò altri che le manderò se non le dispiaceranno. Solamente la prego a. volere impedire che in questo che le mando sia fatto verun cambiamento, e quando ci si volessero fare, a lasciar d’inserirlo. 80. A Pietro Giordani. - Piacenza.3 Recanati 10 Ottobre 1817. Quod bonum faustumque sit, ho finalmente il vostro Panegirico, dono veramente e pel di dentro e pel di fuori splendido e magnifico. Come ve ne pagherò? Coll’acerescere l’affetto e la gratitudine verso di voi? Ben volentieri se si potesse, ma non si può. Credo che vogliate, col dirvi sinceramente il mio parere sopra la vostra opera. Ubbidirò: benché vorrei potervene pagare in altra maniera, e perché il dirvi il mio giudizio mi costa più che qualunque altra cosa, e perché a voi ne viene pochissimo utile: ma insomma ubbidirò. Veramente io non credo che l’Italia abbia altra opera di questo genere cosi bella. Dico bella per le cose e per le parole o pel modo di esporre le cose. Per le cose, perché è singolarissimo quel vostro possedere la storia di ogni paese in modo da poterla adoperare sempre che vi torna bene e allegare con tanta franchezza in conferma delle vostre sentenze, il cho dà a vedere una cognizione non leggera e confusa di molti fatti separati, ma profondissima vastissima e cliiarissima delle viscere e della parte, come si dice, scientifica dell’istoria; voglio dire non meno de’ fatti che del concatenamento loro, e dell’uso che l’uomo può e dee fare della sperienza dei pas1 Dall’autografo (ora nella Biblioteca Comunale di Recanati), il quale si legge sotto la lettera di Monaldo allo Stella, di pari dota. 2 È l’articolo di filologia Sopra due voci italiane (Reso e Sortire), che fu pubblicato nello Spettatore (quad. 87 del 1° novembre ’17), con le solo iniziali G. L. Il timore di diventare «spergiuro», di cui nella lettera precedente, p. 125, nota 4, si è troppo presto realizzato. 3 Dalla copia di Paolina, corretta da G., in casa Leopardi.