Pagina:Leopardi - Epistolario, Le Monnier, 1934, I.djvu/186

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ANNO 1817 • LETTERE 95-90 153 Le mie noterelle sui vostri articoli ve le scriverò unii volta che la carta sia men piena. Ma sono bazzecole, quando sopra una paro* luzza, quando sopra un verso, e andate discorrendo; si che non v’aspettate il parto della montagna.1 Se non temessi che vi dovesse parere una curiosità fanciullesca, vi domanderei quali sieno i libri che state leggendo, e che hanno forza di ritenervi a Milano; e il saper questo mi servirebbe anche di regola per le mie letture. Addio, carissimo. State lieto voi, e amatemi e scrivetemi per far lieto me. Scriverò, finito il mese, al Sartori. Addio, addio. 96. Di Pietro Giordani. [Milano] l’ultimo di dell’anno [1817]. Mio caro Giacomino, questa sarà per darvi il buon anno, e rispondere alla vostra dei 22.2 Iva migliore delle storie del Bartoli a me pare la Cina, e la più dilettevole anche a leggere; poi l’Asia e il Giappone. L’Inghilterra mi pare inferiore di stile, come troppo lavorato e contorto. Inoltre non vorrei che la leggeste; tanto è piena di atroci e disumani supplizi, che vi contristerebbero insanabilmente. A un più duro cuore lascerei leggerla; o potrebbe ricavarne riflessioni filosofiche, ma pur tristi. Le sue opere morali sono di stile delirante, e di confuso e indigesto disegno: piene però, anzi traboccanti di erudizione; o ci è da guadagnare anche di vocaboli belli e proprii, massime nelle arti materiali. Spiacemi che vogliate perdere il tempo, e ingombrare e stancare la testa in quelle spinose goffaggini de’ critici del Tasso; de’ (piali non si possono sopportare se non i sette libri di Paolo Beni, molto bene scritti; e pieni ancora ili cose buone. Del Tasso medesimo non approverei se leggeste altre prose che lo indicatevi da me. Ma quelle vorrei che ben consideraste; parendomi notabilissime di uno stile nobilissimo, tutto suo. I suoi discorsi sul poema contengono cose belle, miste a scolasticaggini fastidiose e più che inutili. Che facciate esercizio di pazienza collo Stella, può essere scusato dalla necessità. Ma che diavolo andato ad infangarvi col più infame diffamato mascalzone di quell’Acerbi, che tutti predicano per spia pubblica; ed è questo il minimo de’ suoi vituperi? Ringraziate dio ch’egli non vi scriva; e non contamini una cosi pura e nobil fama come la vostra, con quella sua tanto divulgata e abominata infamia.» Eh lasciate al 1 Nello copia: " del monte». 2 È al nuin. 04. 3 II Giordani doveva in questo momento trovarsi nel maggior fervore delle sue ire contro l’Acerbi, per lasciarsi andare col giovine amico a queste sue escandescenze, ft noto che il Piacentino aveva pubblicato nella Biblioteca Italiana l’articolo contro lo Sgricci e gl’improvvisatori per.< ordine espresso, ripetuto, inculcato» del Governatore Saurau. ila quando l’Acerbi no accettò e pubblicò poi un altro di Giuseppe Carpimi che lo confutava, il Giordani montò in furore e diè subito le dimissioni da compilatore della Biblioteca con lettera dei 21 gennaio’17. Donde l’inimicizia e l’intemperanza delle male parole seguenti contro l’Acerbi. Ma i primi dissapori tra direttore e compilatori eran sorti nel luglio’16 a causa del Breislak, che sull’amministrazione della Biblioteca aveva sollevato dubbi ingiusti o ingiuriosi per l’Acerbi, e fatte