Pagina:Leopardi - Epistolario, Le Monnier, 1934, I.djvu/187

Da Wikisource.

IÓ4 EPISTOLARIO diavolo la Biblioteca; la quale è tanto screditata, e tanto va scemando di compratori, che tra non molto si spegnerà, e vedrete multo non sine risu dilapsam in cinerea jacem. Ben vedrei volentieri stampata nello SpUtaiore quella vostra lettera Dionisiana, che era veramente bellissima; e tanto più arricchita come l’avete di buone annotazioni. Fate che lo Stella la ricuperi dall’Acerbi. Io dico a voi di scriverne; perché non voglio impacciarmi con loro. Farò domattina le vostre parti coll’aureo Mai. Intanto vi abbraccio cordialmente, pregandovi di riverirmi il signor jiadre, e volermi sempre bene. i>7. Dello stesso. Milano 7 Gennaio [1818]. Giacomino mio adorabile. Se io vi dico che la vostra dei 291 mi diletta anche sovra le altre vostre, che tutte mi sono carissime; non l’abbiano lo altre per male. Lascerò s’ella sia più bella: certamente è più allegra; o questo mi empie di consolazione. È pur ingegnosa! è pur giudiziosa! e pur deliziosa! Ma il bello è che tutte le altre mostran voi rarissimo d’ingegno e di giudizio (e giuro che dico assai meno di quel che penso): questa dimostra me un rarissimo balordo; e lo mostra con tanta grazia, che non posso riprender me, e quasi non posso dolermi d?lla mia rara balordaggine. E pure è vero ch’io stoltamente intesi quel vostro qutndo; 2 e stoltissimamente risposi. Ma come dolersi di stoltezza che nulla nocque? anzi giovò: facendo che scriveste cosi graziosi e cari argomanti. Mi avete fatto saporitissimamente ridere di me stesso; e ho dovuto dire: Ve’ che non sapevo di poter essere tanto minchione. Dandovi però ragione in tutto e per tutto, nego una sola cosa: nego che non si possano amare se non persone stimabili, se mai voleste soggiun-, gore che non si possono stimare se non persone d’ingegno. Una vera e buona semplicità mi pare amabilissima, e anche stimabile: e cosi amarsi pMsa un ragazzo, una contadinella. Ma già credo che saremo d’accordo. Sul tradurre, e sul disputare solamente cogli amici, pensate savissimamente; e tanto, che un bravissimo uomo di quarant’anni non porebbe meglio del mio sf giovinetto Giacomino. Oh non vi lasciato mai venir in mente che le vostre lettere possano essar lunghe. Scrivetemi dunque ciò che notaste ne’ miei opuscoli. Quasi è certo che dovrò darvi ragiono: e se anche in qualche cosuccia non fossi persuaso, è pur b3ne l’esaminare. Sappiate che per mezzo dell’aureo Mai ho potuta redimere dalle soize mani Acerbiane la vostra preziosa lettera Dionisiana.3 Ora se voindelicato propalazioni. Poco dopo, nel marzo ’■ 17, il Monti, il Giordani, il Breislak, il Brocchi e il Labus idearono di fare per loro conto, in antitesi e in concorrenza alla Biblioteca, un altro giornale, che, sebbene avesse da principio ottenuta la superiore approvazione, non andò avanti per il mancato assenso definitivo del Governatore, consigliato forse a ciò dall’Acerbi. 1 È al n. 95. 2 Si riferisce all’espressione usata da G. in fine della lett. 91, che aveva dato luogo al rimprovero del Giordani nel 4» porgrafo della lett. 93; e alla graziosa e spiritosa difesa di G. nel 2° paragrafo della lett. 95. 3 Quello che forse non aveva fatto, o non era riuscito a ottenere lo Stella, incaricatone da G. fin dal 14 novembre’17 (lett. 87), riuscì ni Giordani con la mediazione del Mai.