Pagina:Leopardi - Epistolario, Le Monnier, 1934, I.djvu/190

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ANNO IRIS - LETTERA!’S 157 ch’egli sia nobile, e mi parete pure una vii cosa voi altri uomini.1 ai quali se per aver gloria bisogna che m’abbassi a domandarla, non la voglio: ché posso ben io farmi glorioso presso me stesso, avendo ogni cosa in me, e più assai che voi non mi potete in nessunissimo modo dare.2 Acchiudo dunque, secondoché m’avete scritto, la lettera per Io Stella,3 acciocché stampi, se vuole, la dissertazione nello Spettatore. Segnerò a piè di questa alcune correzioncelle che vorrei che faceste nel manoscritto. Ma se questo vi darà troppa noia, o crederete che debbano imbrogliare Io stampatore, fatemi la grazia, lasciatele stare, ché la mia sempiterna incontentabilità non merita che se le dia più che tanto retta. Se in questa non vedete le mie osservazioncine sui vostri articoli, non crediate ch’io non l’abbia messe per fare il modesto o il ritroso, ché in verità sarebbe una sguaiataggine. Confesso il vero che le ho tralasciate per comodo mio, temendo quello che certo sarebbe accaduto, che non mi menassero troppo in lungo. E adesso io fo risparmio di giorni per arrivare a finire quella lettera che di sopra v’ho detto, c farla copiare e mandarvela prima che partiate di costà. Direte.: ancora non siamo in quaresima, e vi dà da pensare il finire una lettera prima di pasqua? Ma bisogna ch’io vada a rilento con questa mia salute, e certe letture che conviene ch’io faccia prima di mettermi a scrivere, senza interrompere i miei esercizi ordinari, non ispero di poterle finire dentro questo mese. E cosi per quello ch’una volta mi bastava un giorno, ora mi ci vuole una settimana. Lascio stare che allora io facea roba da durare un giorno, e adesso poi ne fo da durare una settimana intera intera.4 Già voi dite che una vera e pura semplicità è in certo modo stimabile, e cosi è: e cosi altri senza molto ingegno può avere molte e belle virtù che lo facciano e stimare ed amare. In oltre io parlava non tanto d’amore in genere, quanto d’amicizia o d’alt.ro affetto che le somigli, quale né per un fancinlletto né per una villanella 5 non mi pare che si possa sentire. So poi bene che si può amare anche una persona che si disprezzi, ma non credo d’altro amore che doloroso a sé e compassionevole agli altri. 1 Ritengo che nel «voi altri» non intendesse includere il Giordani, sebbene questi nella sua abituale permalosità potesse vedervisi incluso. 2 Anche in questi ultimi tre periodi si sente l’eco del canto citato e della illustrazione ad esso; aebbene d’essersi svogliato dello studio o di disprezzare la gloria G. non sia ben convinto. 3 Di questa lettera non abbiamo traccia. ■* Nella copia ora scritto «tutta quanta», da G. corretto in «intera intera». 6 Nella copia era «contadinella».