Pagina:Leopardi - Epistolario, Le Monnier, 1934, I.djvu/225

Da Wikisource.

190 EPISTOLARIO La carta vorrei che fosse mezzana. Giudicherete voi se sia bene fare stampare qualche copia in carta velina o simile. Perdonatemi di questo fastidio che vi do. Volea dire: datemene anche voi; ma non potete, perché sarebbe per me non un fastidio ma un diletto grandissimo il servirvi in qualche cosa. Eccetto ch’io non son buono a nulla, come avete veduto qualche volta per esperienza. Io sono più che in vegliatissimo dei libri che mi avete segnati. Ma quanto a me, credo che Belisario fosse più ricco (se però è vero quello che si racconta di lui, ché non voglio che mi diate dell’ignorante); e circa a mio padre, io mi son fatto durissimo al domandare, e non mi ci so pii: risolvere a nessun patto.1 Le cose nostre vanno di male in peggio; e avendo provato di mandare a effetto quel disegno che avevamo formato insieme del modo di andare a Roma,2 e proposto un espediente cosi facile che a volerci fingere una difficoltà non parea che fosse possibile, da quelli che avevamo pregato di parlarne a nostro padre, e che doveano avere più premura di giovarci, ed erano quegli stessi che voi ci consigliavate, ci siamo visti abbandonati, scherniti, trattati da ignoranti da pazzarelli da scellerati, e da nostro padre derisi tranquillamente come fanciulli; in maniera, che persuasi finalmente che bisogna farla da disperati e confidare in noi soli solissimi al mondo, siamo oramai risoluti di vedere che cosa potremo.3 Vogliateci bene, o carissimo, e concedeteci quello che non costa punto, e tuttavia non l’abbiamo né qui né altrove, se non da voi, da anima nata, io dico la compassione. Vi abbracciamo con tutto il cuore. Addio. 133. Di Pietro Giordani. Piacenza 29 Ottobre [18181. Miei carissimi Giacomino e Carlino. Da Bologna risposi ‘i alla vostra ultima, e alle cortesissime parole del vostro Signor Padre, cordialmente ringraziando. Ora vi avviso che son qui; e qui solitario passerò l’inverno, leggendo, o fors’anche scrivendo. Come io penserò molto e affettuosissimamente a voi, cosi voi prego che vi ricordiate di me; e qualche volta mi mandiate di vostre nuove. Se avete costi lettere per me, indirizzatelo senza indugio a Piacenza. Io sto benissimo, pieno di sanità, pieno di vi1 Cfr. lett. 78, p. 128, nota 1 e 91, p. 144, nota 6. 2 Di questo disegno Giacomo e Carlo avevan dovuto ragionare col Giordani; il quale doveva aver loro consigliato d’interporre i buoni uffici dello zio Carlo e di qualche altro parente, per esempio mons. Settimio Mazzagalli. Ma Monaldo, che forse prima aveva simulato una qualche condiscendenza, messo poi alle strette, s’era decisamente dichiarato contrario. 3 Che cominci fin da questo momento a delinearsi il disperato disegno di fuga dalla casa paterna? ■J II 14 ottobre, con la lett. 131.