Pagina:Leopardi - Epistolario, Le Monnier, 1934, I.djvu/228

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ANNO 1818 - LETTERE 134-13.’. 103 parlammo insieme.1 Il marchese Antici è tornato a Roma con tutta la sua famiglia, e tutti i fratelli, e la sorella vedova, e tutta la famiglia e tutti i figli della sorella che lasciando Recanati hanno pianto di cuore. Cosi va bene. Addio, carissimo. Perdonate la lunghezza di questa lettera. Né pregarvi che ci amiate, né dirvi che v’amiamo supremamente, non può essere altro che superfluo. Addio. P. S. - La mia dei 19 Ottobre non rispondeva alla vostra ultima di Bologna,2 come è detto di sopra, ma la scrissi e mandai alla posta, poco avanti che m’arrivasse la vostra ritardata. 135. Di Pietro Giordani. Piacenza 15 Novembre [1818]. Mioi amatissimi Giacomino e Carlino. Dopo la lettera vostru,3 alla quale di degnò di aggiungere il vostro Signor Padre, e alla quale risposi subito, non ho più nulla da voi: 1 benché io v’abbia poi scritto da questo cimitero, cioè da Piacenza; 6 e qui abbia ricevuto due lettere di Canova già indirizzate a Recanati. Miracolo che non avessero di compagnia due righe vostro. Fatemi dunque sapere che state bene e voi, e tutta la famiglia, e che seguitato a volermi bene. Io sto benissimo: ma so mi mancassero lungamente le vostre nuove, crediatemi che ne avrei grave molestia. Ricordatemi dunque al papà, alla mamma, alla sorellina, allo zio. Confido che di essere ricordato a voi duo non mi bisogni; poiché tanto vi amo, e voi siete cosi buoni che certamente mi riamate. Che leggerete di bello questo inverno? Io fra ai vostri due Figli maggiori riosca tanto proficua alla loro contentezza ed alla tranquilliti) vostra o di Adolaide. Se altro non si ottonosso che il dissipare la loro mania di cambiar cielo, no avresto già riportato il massimo vantaggio per la comune domestica felicità. Che Giacomo in un modo o nell’altro venga a Roma per viverci da Uomo di lettere, non potrà recar danno né a lui né alla Famiglia, perché potrà sompre viver qui saziandosi dei pascoli eruditi. Ma convengo con voi del pericolo che vi sarebbe per Carlo, il quale assaggiata elio avesso Roma, ricuserebbe di corrispondere al suo destino di ammogliarsi in Recanati. L’infelicità assoluta di codesto Paese (che solo alla mia insociabilità ed indolenza può riuscire indifferente) veggo che fa ora impressiono anche sull’animo vostro, e tale quale io non avrei mai desiderato per vostro bene e per mia tranquillità *. Intanto lo condizioni economiche dei Leopardi facondosi sempre più catastrofiche, avevano costretto Adolaide a spogliarsi dello sue migliori gioie, che il fratello Carlo si adoperava a vendere in Roma al prezzo più vantaggioso, per consentirle di far fronte alle più urgenti necessità. E anche questa fu una ragione non trascurabile, per cui l’andata dei due giovani a Roma sfumò. 1 Nella copia «tra noi». 2 Cioè al n. 131. 3 Dei 5 ottobre.

  • Eppure G. gli aveva scritto il 19 ottobre (n. 132) e il 9 novembre (n. 134).

8 Ai 29 ottobre (n. 133). 13. • Leoparui. Epistolario. I.