Pagina:Leopardi - Epistolario, Le Monnier, 1934, I.djvu/23

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XXIV INTRODUZIONE Volume I: dal 24 dicembre 1810 alla fine del dicembre 1819. Tra le lettere di questo primo periodo, mentre possiamo in generale formarci un’idea del clima domestico dei Leopardi, siamo naturalmente portati a fermare la nostra speciale attenzione sull’interessante e nutrito carteggio fra Giacomo e il Giordani, dal quale emergono i sentimenti del giovine assetato di gloria e di affetti, i suoi studi eruditi e i suoi progressi; il suo primo entrare nell’aringo poetico con le due canzoni patriottiche; le sue malinconie e gli scoraggiamenti, che si risolsero nel disperato tentativo di fuga dalla casa paterna, con le immediate conseguenze di essa. Volume II: dai primi di gennaio 1820 alla fine di aprile 1823; cioè fino al ritorno di Giacomo in Recanati dopo il suo primo viaggio e la dimora in Roma. Qui va distinto il periodo che precede l’andata a Roma, da quello della dimora romana. Nel primo si continua attivamente il carteggio col Giordani; s’inizia quello col Brighenti, che culmina con le pratiche fallite per la stampa di cinque canzoni; e sono notevoli le lettere della zia Ferdinanda, onde posson trarsi gli elementi e gl’indizi delle corrispondenti di Giacomo perdute, e quelle del cugino G. Melchiorri, altra figura interessante per i rapporti con Giacomo che, iniziati ora, durarono fino alla morte del Poeta. Nel secondo periodo, quello della dimora romana, mentre il Giordani e il Brighenti si eclissano quasi del tutto, risaltano in primo piano le figure di Monaldo, di Carlo e di Paolina, ed emergono i veri rapporti di Giacomo co’ suoi; le occupazioni, le pratiche e le speranze di lui in Roma circa il suo avvenire; speranze che poi, sfumate, lo costrinsero al ritorno nella sua città nativa. Volume III: dai primi di maggio 1823 alla fine del dicembre 1825. Si vedono nel principio di questo periodo continuate da Giacomo le relazioni strette in Roma col Melchiorri (che sboccano nella pubblicazione delle Annotazioni &V Eusebio), e coi principali personaggi specialmente stranieri, quali il Niebuhr e il Bunsen, i cui amorevoli impegni per procurare a Giacomo un impiego dovevano fatalmente anch’essi fallire. Si riallacciano poi i rapporti col Brighenti per la stampa delle dieci Canzoni