Pagina:Leopardi - Epistolario, Le Monnier, 1934, I.djvu/230

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ANNO 1818 - LETTERE 135-137 105 mi rende per avventura superflua questa preghiera. Addio addio, Giacomino carissimo: come farete a tenervi lieto in questa lugubre stagione, ohe ammazza anche me di malinconia? Facci am l’impossibile, e poi amiamoci. Addio addio. 137. A Pietro Giordani. - Piacenza.1 Recanati 27 Novembre 1818. In somma è un pezzo che mi sono avveduto ch’io sono disgraziatissimo in tutto e per tutto, e non c’è cosa che mi prema e non mi vada a rovescio. Ecco che mentre la mia mala fortuna vuole ohe noi stiamo cosi lontani, di maniera che non possiamo alimentare l’amicizia nostra fuorché con lettere, l’arcimaledettissima negligenza delle poste ini leva quest’unico modo; e io mi dispero proprio, che oltre che mi tocca di vivere in questo carcere, mi veda oramai chiudere quella sola finestra che mi potea dare alquanto d’aria e di luce, e cosi mi convenga finalmente passarmela in un buio perfettissimo. Vi scrissi il 19 del passato una lettera che mi premeva, perch’era accompagnata da un certo manoscritto; e questa so di certo ch’è perduta.2 Un’altra ve ne scrissi il 9 del corrente,3 e questa non so se sia perduta: so bene che sei giorni dopo, cioè il 15 quando mi scrivevate l’ultima vostra, non v’era arrivata.4 Manco male che le poste rispettano tutte le vostre, sicché poco mi dorrebbe che le mie se n’andassero al diavolo, se questo non vi desse materia di sospettare, o di rimproverarmi che da poi che v’ho conosciuto di persona, mi son fatto più scarso nello scrivervi.6 Ora se voi conterete le vostre due di Bologna e due di Piacenza, e dall’altra parte la mia scrittavi a Roma e giuntavi a Bologna, l’altra indirizzata a Bologna, le due scritte a Piacenza, e questa ch’è la quinta, troverete ch’io sono in credito di una lettera. E se oltre l’aritmetica vorrete dare una ripassata alla geometria per poter misurare le nostre lettere, vedrete chiaramente che ciascuna delle mie fa per tre delle vostre; sicché il mio credito è tale, che s’io l’esigessi a rigore vi spianterei, perché in sostanza le vostre paiono zuccherini che si struggono in bocca e non hanno tempo d’arrivare fino alla gola, dove le mie riempiono lo stomaco. Confessate dunque formalmente nella prima che mi scriverete d’esservi sbagliato nel sospettare ch’io fossi fatto più severo, e tali baie; se no, aspettatevi infallibilmente tre o quattro mie per ogni ordinario, che vi faranno 1 Dalla copia di Paolina, corretta da G., in casa Leopardi. 2 Cfr. detta lettera al n. 132; e le note 2 e 3 della p. 180. 3 È al n. 134.

  • II Giordani la ricevette il 18 novembre. V. lettera precedente.

5 Cfr. lett. 135, e nota 1 della p. 194.