Pagina:Leopardi - Epistolario, Le Monnier, 1934, I.djvu/240

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ANNO 1818 • LETTERA 143 205 ancora l’importantissima qualità di un discorso facile ed interessante, che dia anima ai vostri pensieri, e faccia impressione su chi vi ascolta. Questa privazione farà gran torto nel commercio degli uomini alla celebrità di cui fate acquisto colle meditazioni del gabinetto, ma potrete correggerla se durante il vostro ulterior soggiorno costi, vincendo la vostra, non lodevole, taciturnità, vi eserciterete con i vostri di Casa, e con chiunque altro v’incontriate, ad un naturale, fluido e ben seguito discorso, anche sopra materie ovvie e giornaliere. Demostene, che si fece oratore cosi grande a forza di combattere le sue fìsiche imperfezioni, declamava, come sapete, sulla spiaggia del mare per assuefarsi a declamar poi sulla fluttuante moltitudine di Atene. Questo mio cicaleggio è assai lungo per la noia che vi arrecherà, ma è brevissimo in confronto dei tanti altri riflessi che potrei farvi, onde dimostrare l’irragionevolezza e la deformità della vostra malinconia, e della vostra prematura ansietà di cambiar soggiorno. Datevi allo studio delle cose che si riferiscono a Dio, all’Uomo, al Cittadino. Dopo tante obblazioni recate alle Muse piacevoli, sagrificate alle Muse severe. Lasciate l’intensa occupazione delle beliti Lettere, per applicarvi alle buone Lettere, giacché le prime han da servire di ornato alle seconde, ed il dolce allora merita plauso, quando è unito all’utile. Se voi amate la vera gloria, molto vi resta ancora a fare per lei. La vera gloria di un letterato Cri stiano consiste nelle produzioni che contribuiscono realmente alla maggiore moralità, ed agiatezza dei suoi simili. Quel multiplicar libri sopra libri per prurito di farsi un nome, è una vanità di cui non solo Dio, ma financo l’uomo ricusa la mercede. Profittate dunque di tanti stuili finora fatti e della verde vostra età, per far meglio quelli che ancora vi restano a fare. Rinvigorite la vostra salute col moto, colla proprietà, e con il gioviale discorso. Lasciate l’insoffribile pedantismo di questi enucleatoti delle Greche e Latino antichità, già illustrate fino al voltastomaco da tanti insigni e pazientissimi indagatori. Discendete dalla vetta dol Parnaso, ed internatevi entro lo cose che muovono gli uomini in questa valle di lacrime. Leggete con attenzione ed interesse nei pubblici fogli gli avvenimenti del tempo nostro, giacché poco gioverà a voi ed ai vostri simili che abbiate trovata la forma vera del peplo di Ecuba, e dell’orinale di Anchise, quando neppur sappiate qual’è la situazione dei vostri contemporanei, e le operazioni dei diversi governi. «Nisi utile est quod facimus, stulta est gloria». Questa massima mi veniva spesso ripetuta dal Cardinal mio Zio 1 e vostro Pro-Zio, ed io non posso abbastanza inculcarla a voi. La prima utilità degli studi da voi fatti sia quella di essere di consolazione e di delizia ai vostri eccellenti ed amantissimi Genitori. Siate ilare, discorrete apertamente con loro, e confidate ad essi tutte le vostre perplessità. Dove mai potete trovare amici migliori di loro? Oh se sapeste cos’è l’amor di Padre e di Aladre! Se sapeste come si trova l’uomo sensibile ed onesto, quando è lontano dalla Casa paterna, voi non avreste perduto finora la fortunata occasione di render felici i vostri giorni, ed i loro! Deponete per sempre quel volto tetro; alzate quella testa incurvata; aprite quella bocca tenacemente chiusa tutte le volte che state in compagnia dei vostri, o che in compagnia di altri non si parla di letteratura. Voglio confidarvi che io cessai affatto di più assistere alla vostra tavola, dacché mi accorsi che voi e Carlo ostinatamente resistevate agli impulsi che vi davo di parlare. Se tanto ributtante riuscì 1 Tommaso Antici, illustro porporato, attaccatissimo specialmente a que. sto suo nipote Carlo, che fece erette del suo vistoso patrimonio.