Pagina:Leopardi - Epistolario, Le Monnier, 1934, I.djvu/56

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ANNO 1816 - LETTERA 10 26 p. 133. v. 0. - Piace al traduttori“ di scrivere tale è la sva indole, giusta il parere dell’Editore; sebbene, trattandosi nel fine della lettera di una malattia di Montano, avesse dapprima creduto che le parole ita generatus est appartenessero al fisico piuttosto che al morale, p. 143. v. 6. - Senza dubbio secondo l’osservazione del Ch. Editore dee tradursi: Anche a me essendo venuto a trovarmi nella mia villa svburbana, in tempo che mi sentia men bene, irase del Boccaccio, non la fini mai ec. p. 200. v. 5. - Il traduttore riconosce il suo errore nato principalmente dall’aver egli considerata la parola vesperi piuttosto come genitivo che come ablativo, e però cancella la nota, e ripone: perché dopo il bagno della sera la si trovava mal ¡erma. p. 212. v. 4. - Conviene emendare la inavvertenza che ha fatto porre: lusingato per lusingare, quasi blandiri fosse verbo attivo. p. 224. fin. 15. - Piace al traduttore, come al Ch. Editore, di emendare il luogo in tal guisa: Si si anche lo stesso Platone sino al fine estremo della vita si cuopriva del mantello ec. 11 Traduttore av’ea creduto che Platone si prendesse per la setta, come spessissimo avviene presso gli Scrittori Greci e Latini; ma quel doppio ipsi ben considerato gli persuade che qui si parli del solo Platone, p. 250. v. 11. - Fatica dee veramente porsi in vece di sventura. p. 252. v. 5. - Si accorda il traduttore col Ch. Editore in credere che sia bene pone: della loto affettatamente armoniosa disposizione. ivi. v. 8. - Il Traduttore non ha mai posta la preposizione o il segnacaso alle parole che nel testo si trovano tra lagune, in ablativo o dativo simile, perché era impossibile sapere il loro vero significato. Qui però egli conosce, come l’esimio Editore, che clipeo vale collo scudo e però rifabbrica il luogo cosi: Questo genere di eloquenza, T’è mestieri combattere nelle, orazioni.... «mollo».... collo scudo di Achille, non agitar la piccola targa etc. p. 253. v. 7. - Il traduttore dubita anch’egli col Ch. Editore della retta traduzione del passo: An majorera tragoediam ec.; ma trovandolo molto oscuro e non sapendo rinvenire altra traduzione che soddisfacciagli, prega moltissimo e supplica il Ch. Editore a manifestargli la sua opinione o congettura sopra quel luogo, o almeno fargli vedere, ove ciò sia vero, che egli non ò il solo che non l’intenda, p. 314. 315. - Il traduttore non ha creduto che molto importasse il trasportare questi frammenti, e loro ha lasciato il luogo