Pagina:Leopardi - Epistolario, Le Monnier, 1934, I.djvu/86

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ANNO IK17 - LETTERE 27-29 53 vorito per mezzo dei Sig.r D. Natanaele.i L miei incommodi di salute mi hanno costretto di ritenerli finora, e quindi spero che ¡scuserà il mio ritardo. Io Le rendo mille grazie per avermi proccurato il piacere ili leggere le sue traduzioni metriche e di Omero, e di Mosco, e del Atórelo, colla dissertazione sull’epoca e l’autore della Batracomiomachia, ammirando la di Lei fecondità ed insieme l’eleganza e l’esattezza delle veraioni. Nella dissertazione dove accenna i suoi predecessori, autori di batracomiomachie Italiane, Lo è sfuggita la più recente data in luce a Venezia noi 1770 insieme co’Ilìade da Cristoforo Ridolfi. Aspetto dalla di Lei bontà il contento di poter leggere la sua contenuta negli Spettatori che non ho avuti. 11 Sig.1 Fucili m’ha detto, che Ella desiderava il inio sentimento sulla censura o recensione del Salterio di Venturi.2 Egli è difficile di giudicare di un’opera che non si conosce. Con tutto ciò Le debbo dire che le di Lei osservazioni mi sembrano giuste. Il Sia/ Venturi avendo adottato per base del sqo lavoro il testo ebraico masorotico con punti, doveva prefiggere questo alla sua traduzione. Un testo senza punti nel suo libro è un’assurdità e contradizione. Ella sa che in molti luoglii si può leggere con vocaboli che danno un senso assai diverso da quello che rappresentano i punti. Per es. il verso del salmo 4 da Lei citato con una semplice variazione dello vocali ed ij cangiamento di un capii in un beth e stato interpretato di versameli Le dai 70 e dal Vulgato in luogo di nrto1? ’fus leggendo ncS sb "TC“.... usquequò.... graves corde? usquequò diligetis vanita toni ctc. Si potrebbero citare molti osempi.simili. Ma per dirle il mio qualsisia parere intiero, mi sembra che il Sig.r Venturi non dovea seguire né il testo puntuàto né il non puntuato, ma che secondo i lumi della critica più recente, dietro i lavori di Kennicott e de Rossi, dovea prima di tutto emendare il testo, e poi per interpretarlo consultare le antiche versioni orientali, come fecero il nostro Ducontant de la Mollette, e l’Italiano Saverio Mattei. Quanto poi alla traduzion poetica, si crede in oggi generalmente, che i salmi essendo in molte parti intraducibili letteralmente, conviene piuttosto sforzarsi di tradurre per cosi dire Io spirito, che le parole dei Salmisti. sazia sua patria, fu costretto dalla Rivoluziono francese a rifugiarsi in Svizzera e poi in Italia, dimorando successivamente nelle città di Fermo e di Roi-anati. Qui nel 1809 fu fatto canonico della cattedrale, poi nel’14 in quella di Loreto, ove mori. Fu familiare di casa Leopardi, da Monaldo e da Giacomo tenuto come maestro per la sua vasta dottrina e svariata erudizione, valente non mono nella critica filologica che nella storica. Assai probabilmente questa lettera dol Vogel dovè far parte d’una serie di lettere, scambiatesi tra G. e il Vogel, die ci mancano: e di fatti dal Cugnoni abbiamo notizia d’una lettera di. G. al Vogel, tutta di materie erudite, il cui autografo fu donato dal Cugnoni ad Agostino Fischer, e che non potè esser pubblicato per averne il Cugnoni smarrita la copia. Comunque, questa lettera, insieme con altri accenni che si trovano tra i mss. di G. o di Monaldo, basta a farci conoscere quanto i Leopardi si giovassero della relazione con l’Alsaziano, della sua conversazione c de’ suoi autorevoli e ricercati consigli. Ad esempio, non è improbabile che G., conversando col Vogel, avesso da lui presa l’idea del suo Zibaldone, intorno alla cui etimologia, storia, metodo, scopo il Vogel, espressamente richiesto dal marchese Filippo Solari, parla a lungo in una delle sue lettere pubblicate dal Cugnoni nelle citate Opere inedite di O. L. 1 Fucili: un prete, familiare di casa Leopardi. 2 Vedi lett. 12, pp. 29-30 e note relative: e lett. 14. p. 33, nota 1.