Pagina:Leopardi - Epistolario, Le Monnier, 1934, I.djvu/94

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36.A Pietro Giordani. - Milano1

Recanati 21 Marzo 1817.

Stimatissimo e carissimo Signore. Clic io veda e legga i caratteri del Giordani, che egli scriva a me, che io possa sperare d’averlo d’ora innanzi a maestro, son cose che appena posso credere. Né ella se ne meraviglierebhc se sapesse (ter quanto tempo e con quanto amore io abbia vagheggiata questa idea, perché le cose desideratissime paiono impossibili quando sono presenti. Voglio che a tutto quanto le scriverò ora e poi Ella presti intiera fede, anche alle piccolissime frasi, perché tutte, e le lo prometto, verranno dal cuore. Questo voglio: di tutto l’altro la pregherò. La mia prima lettera fu opera più del rispetto che deH’afTetto, perché questo, grato ed onorevole cogli eguali, spesso è ingiurioso co’superiori. Ora che Ella con due carissime lettere me ne dà licenza, sia certa che con tutto l’affetto le parlerò. Del quale Ella ben s’appone che sia stata causa la sua eccellenza negli studi amati da me. Di Lei non mi ha parlato altri che i suoi scritti, perché qui dove sono io, non è anima viva2

che parli di Letterati. Ma io non so come si possa ammirare le virtù di uno, singolarmente quando sono grandi ed insigni, senza pigliare affetto alla persona. Quando leggo Virgilio, m’innamoro di lui; e quando i grandi viventi, anche più caldamente. T quali Ella ottimamente dice che sono pochissimi; e però tanto pili intenso è l’affetto diviso fra tre o quattro solo. Ella che sa qunnta sia la rarità e il prezzo-di un uomo grande, non si meraviglierà di quello che scrivo al Monti e al Mai, né penserà che io non senta quello che scrivo, né che volessi umiliarmi e annientarmi innanzi a loro, se fermamente non credessi di doverlo fare: e certo in farlo provo quel piacere che l’uomo naturalmente prova in fare il suo debito. Non so dirle con quanta necessità, stomacato e scoraggiato dalla mediocrità che n’assedia e n’affoga, dopo la lettura de’Giornali c d’altri scrittacci moderni (ché i vecchi non leggo, facendomi avvisato della piccolezza loro il silenzio della fama), credendo quasi che le lettere non diano più cosa bella, mi rivolga ai Classici tra i morti,3 e a Lei e a’suoi grandi amici tra i vivi, co’quali principalmente mi consolo e mi rinforzo vedendo ch’è pur viva la vera letteratura. Quando scrivendo o rileggendo cose che abbia in animo rii pubblicare in’avvengo a qualche passo che mi dia nel genio (e qui le ricordo la promessa

  1. Dalla copia di Paolina, con correzioni autografo di G., in casa Leopardi.
  2. Nella copia ora stato prima scritto» anima vivente», poi corretto cosi da G.
  3. Nella copia era * estinti».