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lungo viaggio. Si è qui stampalo ora un librotlo raccogliendo alcune cosette mio vecoliie. Appunto perché è cosa forso da vergognarsene, e corto da non superbirne, voglio mandarlo a VS. in segno di confidenza; 2 e come piccolissima mole gliel mando per la posta: ma perché le poste si dilettano di confische, gradirò un cenno di VS. che le sia arrivato.

Mi perdoni la prolissità di queste ciancio; colle quali temo d’averla fastidita, mentre volevo pur mostrarle elle non jer animo cupo, ma per cautela ragionevole fu meno aperto il mio primo scrivere. E per fine con affettuosissima riverenza me le do e dono, mio bravissimo o amabile signor Contino, suo cordial servo.


35. |||
Di Giuseppe Acerbi.|||

Milano 12 Marzo 1817.


Stimatissimo Signore. Coll’ultimo corso ili posta ho ricevuto a me diretto il nitidissimo manoscritto dell’Inno a Nettuno che subito letto ed esaminato attentamente ho giudicato degnissimo della Biblioteca Italiana e destinato ad ornarne il fascicolo del prossimo Aprile. Io la ringrazio perciò infinitamente e la supplico a volermi graziare di altri consimili favori, sperando eli’ io sarò il primo a pubblicarlo e ch’Ella non l’avrà dato a nessun altro contemporaneamente, della qual cosa la pregherei avvisarmene.4 Spero ancora che il ritrovamento del Codice non sia uno de’ soliti pretesti per dar pregio alla poetica composizione, ed Ella mi farebbe cosa gratissima col primo corso di posta a spedirmi almeno una dozzina di versi greci cominciando dal primo, qualora non fosse indiscreto il chiederglieli tutti; il primo e l’ultimo oh’Ella cita essendo tali da potersi faro anche da chi si fosse dilettato d’imporne.5 Valendomi del giudizio di un grandissimo Maestro,8 le confiderò che l’Inno per sé non fu giudicato di sommo merito, e quindi inferiore a que’ di Callimaco e de’ supposti di Omero. Si pensa che sia un esercizio scolastico di qualche grammatico o rapsoda e vi si vede troppo la imitazione fredda o servile. Ma la sua traduzione fu lodata ed lia tutta la fisonomia di fedeltà. Una dozzina di versi originali ce ne darà ancora più la prova. Anche le due anacreontiche sono state applaudite, e il tutto insieme è gratissimo e gentilissimo dono, lo gliene ripeto le espressioni della mia gratitudine e me lo offro ove posso di cuore, dichiarandomi con tutta la stima tutto ¡ino devot.mo Servo.

P. ¿1. — Mi farò un pregio di mandarlo 40 Copie del suo libretto se Ella le aggradisce.

1 Questo consiglio a uscir di Kec anati o a viaggiare, ben ovvio del ruolo a ohi non conosceva lo vore condizioni della famiglia Leopardi, il Giordani non fu il primo a insinuarlo nella mente di G.— Vedi lett. 32, p. 57, nota 1.

2 Erano Alcune prose di P. Giordani che G. Silvestki di recente aveva raccolte e pubblicate.

3 Dall’autografo, nellu Nazionale di Napoli.

4 Che l’Acerbi avosse subodorato il non legittimo invio a lui del ma.?

Queste parole, che altrimenti parrebbero fuor di luogo, lo fanno sospettare.

5 L’Acerbi, fiutando nell’/nno un possibile trucco, cerca di mettersi al sicuro chiedendo il testo groco «li tutto l’Inno, o almeno una dozzina di versi.

® Credo non possa intendersi altri che il Giordani, come Q. • si andava figurando»,´´´´´