Pagina:Leopardi - Epistolario, Le Monnier, 1934, I.djvu/92

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che i giovani sono buoni, leali, e facilmente affettuosi: e non dovette parermi né impossibile né strano ohe, essendo per avventura venuto a notizia di VS. che io amo gli studi amati da lei, e che forse più da unu grande malignità di fortuna che da natura fui impedito di fare in essi qualche cosa; ella mi pigliasse affetto, e coll’affetto stranamente ingrandisse il mio pice-olo valore. Onde non devo ricusare si generoso affetto : ma accettandolo restargliene grato od obligato.

Maggior consolazione ricevo da quello che riconosco di publico bene nell’essero in si pochi anni venuto a si alto segno di sapere un signore come lei. Di questo voglio con tutto il ouoro ringraziarla, e pregarla istantemente che prosiegua; animandosi a ciò da un pensiero ch’io non so se finora sarà stato avvertito da lei, e che a mo giace in monfe dacché ho potuto oonosccro il fondo delle coso umane. Elia vedo a ohe stato miserabile sono caduti gli studi nella povera Italia. Sperare che li rialzi il favore de’ principi è speranza stoltissima: niente il vogliono; e poco ancora il potrobbono. La sola speranza ragionevole è nella nobiltà italiana. Se in ogni parte non pochi signori cospireranno ad abbracciare con forte amore, e promuovere fervorosamente gli studi, non passeranno quindici o vent’anni, che l’Italia ritornerà grande e gloriosa. Mi diletta il pensare che nel novocento il Conte Leopardi (che già amo) sarà numerato tra’ primi che alla |atria ricuperarono il male perduto suo onore.’ Anch’ella s’imbeva di questo pensiero; • lo alluvioni le fatiche, e le addolcirti lo amarezze che negli studi anche a’ signori (benché mono che agli altri) si attraversano. •, Ho letto il suo libro: e non gliene dirò nulla di tnio. So clic gliono hanno scritto duo uomini sommi, e miei amicissimi. Monti e Mai.* VS. dee lor crederò; perohé sono sinceri quanto son grandi; e parlando meco dicon di lei forse più di quello che scrivono: e corto con gran ragione.»

E io voglio congratularmi seco di due cose che mi promettono che VS., essendo giunta in si poohi anni a tal sogno elio mai forse in pari otà non fu tocco da altro ingegno: salirà ancora, o arriverà ad altezza affatto sublime. Ne piglio argomento da quel caldo amoro che vedo in lei por gl’ingegni grandi, che oggidì son poohi; e mi apparisce da ciò ch’ella scrivo al Monti e al Mai, degnissimi d’ossor da lei tanto riveriti, o di tanto amai- lei. In socondo luogo mi rallogra che VS., non contonta di molto leggere i classici, anche si eserciti a tradurne: esercizio ohe pii pare affatto necessario a divenir grando scrittore, e proprio all’età giovane

onde fa pietà il povero Alfieri, accortosene tardi, o pastosi di cinquant’auni a quell’opera cho sarebbogli stata utilissima trent’anni innanzi. Vede VS. i pittori, corno siano impossessati de’ principii, darsi a copiare le tavole de’ maestri più eccellenti; per imparare in qual modo la natura meglio s’imiti e si esprima. Cosi agli scrittori bisogna:

e saviamente col suo maturo giudizio lo ha presto inteso VS., la quale ben presto sarà un onoro d’Italia; come già è un miracolo di Rocanati.

Non pensa VS. di fare por l’Italia un giro, por conoscere quel moltissimo che vi è di cose belle, e quel poco cho abbiamo d’uomini valenti?

Milano ha pure il Monti e il Mai, cho meriterebbero anche assai più 1 Vaticinio notevole, fatto non por cerimonia, ma con pieno convinci monto che sarebbe per avverarsi: corno magnificamente avvenne.

2 Ve li le lettere 32 o 33.

3 Del Leopardi il Monti e il Mai dovevano avere anello prima parlato con lode al Giordani; non in questa sola occasione, accennando alle loro let.

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