Pagina:Leopardi - Opere I, Le Monnier, Firenze 1845.djvu/46

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ALL’ ITALIA. Fu di poch’alme franche c generose! Io credo che le piante e i sassi e 'onda E le montagne vostre al passeggiere Con indistinta voce Narrin siccome tutta quella sponda Coprir le invitte schiere De' corpi eh’ alla Grecia eran devoli. Allor, vile e feroce, Serse per l’EUesponlo si fuggia, Fallo ludibrio agli ultimi nepoli; E sul colle d’Anlela, ove morendo Si sottrasse da morie il santo stuolo, Simonide (1) salia, Guardando l’etra e la marina e il suolo. E di lacrime sparso ambe le guance, E il petto ansante, e vacillante il piede, Togiieasi in man la lira: Beatissimi voi, Ch’offriste il pelto alle nemiche lance Per amor di costei ch’ai Sol vi diede ; Voi che la Grecia cole, e il mondo ammira. Nell’armi e ne’perigli Qual tanto amor le giovanette menti, Qual nell’acerbo fato amor vi trasse? Come si lieta, o figli, L’ora estrema vi parve, onde ridenti Correste al passo lacrimoso e duro? Parea eh' a danza e non a morte andasse Ciascun de’vostri, o a splendido convito: Ma v’atlendea lo scuro Tartaro, e l’onda moria; Nè le spose vi foro o i figli accanto Quando su l’aspro lilo Senza baci moriste e senza pianto. Ma non senza de’ Persi orrida pena Ed immortale angoscia. Come lion di tori enlro una raandra Or salta a quello in tergo e si gli scava