Pagina:Leopardi - Operette morali, Gentile, 1918.djvu/217

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153 e potessero appellare ai passati ; i quali, a dire di Cice- one 38, non furono inferiori di numero a quello che saranno

posteri, e di virtù furono superiori assai. Ma certo il più

cloroso uomo di questo secolo non riceverà dagli antichi ilcuna lode. Concedasi che i futuri, in quanto saranno 5 iberi dall’ emulazione, dall’ invidia, dall’ amore e dall’ odio, ìon già tra se stessi, ma verso noi, sieno per essere più diritti estimatori delle cose nostre, che non sono i contemporanei. Forse anco per gli altri rispetti saranno migliori ’iudici? Pensiamo noi, per dir solamente di quello che IO . occa agli studi, che i posteri sieno per avere un maggior f iumero di poeti eccellenti, di scrittori ottimi, di filosofi veri i profondi? poiché si è veduto che questi soli possono fare legna stima dei loro simili. Ovvero, che il giudizio di questi avrà maggiore efficacia nella moltitudine di allora, 15

he non ha quello dei nostri nella presente? Crediamo che

lei comune degli uomini le facoltà del cuore, dell’ immaginativa, dell’ intelletto, saranno maggiori che non sono oggi ? Nelle lettere amene non veggiamo noi quanti secoli sono stati di si perverso giudizio, che disprezzata la vera 20 eccellenza dello scrivere, dimenticati o derisi gli ottimi scrittori antichi o nuovi, hanno amato e pregiato costante- mente questo o quel modo barbaro; tenendolo eziandio per solo convenevole e naturale; perché qualsivoglia consuetudine, quantunque corrotta e pessima, difficilmente si 25 discerne dalla natura? E ciò non si trova essere avve- 1 A passati — 6 AMF dalla — dalla — 8 A nostre — 10 AMF quel — 13 AMF far — 14 AMF O vero — 17 AMF della — 20 A giudizio — 23 A barbaro, — 24 naturale, 4 non avrà da quelli alcuna — 5 Concediamo [concederò] che i posteri - 10-11 di ciò che si appartiene — 12 scrittori perfetti — 13 s’è — 14 O che — 15 d’ — 16-17 che le facoltà — 23 riputandolo anche —