Pagina:Leopardi - Operette morali, Gentile, 1918.djvu/239

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175 — occupano il resto delia vita, sono cose migliori e più dolci assai degli stessi diletti. £ paragonava universalmente i piaceri umani agli odori: perché giudicava che questi sogliano lasciare maggior desiderio di se, che qualunque altra sensazione, parlando proporzionatamente al diletto; e di tutti 5 i sensi dell' uomo, il più lontano da potere esser fatto pago dai propri piaceri, stimava che fosse 1* odorato. Anche paragonava gli odori all' aspettativa de' beni ; dicendo che quelle cose odorifere che sono buone a mangiare, o a gustare in qualunque modo, ordinariamente vincono coll’odore il sapore; 10 perché gustati piacciono meno eh’ a odorarli, o meno di quel che dall’ odore si stimerebbe. E narrava che talvolta gli era avvenuto di sopportare impazientemente l’indugio di qualche bene, che egli era già certo di conseguire; e ciò non per grande avidità che sentisse di detto bene, ma 15 per timore di scemarsene il godimento con fare intorno a questo troppe immaginazioni, che glielo rappresentassero molto maggiore di quello che egli sarebbe riuscito. E che intanto aveva fatta ogni diligenza, per divertire la mente dal pensiero di quel bene, come si fa dai pensieri de’ mali. 20 Diceva altresì che ognuno di noi, da che viene al mondo, è come uno che si corica in un letto duro e disagiato: dove subito posto, sentendosi stare incomodamente, comincia a rivolgersi sull’ uno e sull’ altro fianco, e mutar luogo e giacitura a ogni poco : e dura cosi tutta la notte, 25 sempre sperando di poter prendere alla fine un poco di 3 A odori, — 6 A uomo — 8 AM dei — A beni, — 9 A mangiare — 10 A sapore, — 17 A immaginazioni — 18 AM quel — 19 AS diligenza — 20 AMF dei — 23 A disagiato, — 25 A dura 7 da’ suoi p'.acen — 8 beni, perché — I 1 -2 meno che — 18 che sar bb; — 19 aveva posto cura e fatto sforzo continuo —