Pagina:Leopardi - Operette morali, Gentile, 1918.djvu/339

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per (ermo che non sia stata senza infinito accrescimento d’infelicità. Certo che quelle genti salvatiche non sentono mai desiderio di finir la vita; né anco va loro per la fantasia che la morte si possa desiderare : dove che gli uomini costumati a questo modo nostro e, come diciamo, civili, la 5 desiderano spessissime volte, e alcune se la procacciano. Ora, se è lecito all’ uomo incivilito, e vivere contro natura^-! e contro natura essere cosi misero ; perché non gli sarà — lecito morire contro natura? essendo che da questa infelt—* cità nuova, che risulta a noi dall' alterazione dello stato, IO non ci possiamo anco liberare altrimenti, che con la morte. Che quanto a ritornarci in quello stato primo, e alla vita disegnataci dalla natura ; questo non si potrebbe appena, e in nessun modo (orse, circa 1* estrinseco ; e per rispetto all’ intrinseco, che è quello che più rileva, senza ajcun 15 dubbio sarebbe impossibile aifatto. Qual cosa è manco naturale della medicina? cosi di quella che si esercita con la mano, come di quella che opera per via di farmachi. Che 1’ una e 1’ altra, la più parte, si nelle operazioni che fanno, e si nelle materie, negli strumenti e nei modi che usano, 20 sono lontanissime dalla natura: e i bruti e gli uomini selvaggi non le conoscono. Nondimeno, perocché ancora i morbi ai quali esse intendono di rimediare, sono fuor di natura e non hanno luogo se non per cagione della civiltà, cioè della corruttela del nostro stato; perciò queste tali arti, 25 benché non sieno naturali, sono e si stimano opportune, e anco necessarie. Cosi questo atto dell’ uccidersi, il quale ci libera dalla infelicità recataci dalla corruzione; perché sia,, contrario alla natura, non séguita che sia biasimevole : biso-| gnando a mali non naturali, rimedio non naturale. E sariar 30 pur duro ed iniquo che la ragione, la quale per far noi più miseri che naturalmente non siamo, suol contrariare la natura nelle altre cose; in questa si confederasse con lei, — 276 —