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per torci quello estremo scampo che ci rimane ; quel solo che essa ragione insegna; e costringerci a perseverare nella miseria. 1« La verità è questa, Plotino. Quella natura primitiva ^ dei lguomini antichi, e delle genti selvagge e incolte, non 5 è più la natura nostra ; ma 1* assuefazione e la ragione . hanno fatta in noi un’ altra natura ; la quale noi abbiamo ed avremo sempre in luogo di quella prima. Non era naturale all’ uomo da principio il procacciarsi la morte volontariamente : ma né anco era naturale il desiderarla. Oggi e 1 0 questa cosa e quella sono naturali ; cioè conformi alla nostra natura nuova: la quale tendendo essa ancora e movendosi necessariamente, come l’antica, verso ciò cha apparisce essere il nostro meglio ; fa che noi molte volte desideriamo e cerchiamo quello che veramente è il maggior bene del- 15 J uomo, cioè la morte. E non è maraviglia : perciocché Questa seconda natura è governata e diretta nella maggior
- arte dalla ragione. La quale afferma per certissimo, che
la morte, non che sia veramente male, come détta la impressione primitiva; anzi è il solo rimedio valevole ai nostri 20 mali, la cosa più desiderabile agli uomini, e la migliore. Adunque domando io : misurano gli uomini inciviliti le altre azioni loro dalla natura primitiva? Quando, e quale azione mai? Non dalla natura primitiva, ma da quest'altra nostra, o pur vogliamo dire dalla ragione. Perché questo solo atto 25 del torsi la vita, si dovrà misurare non dalla natura nuova o dalla ragione, ma dalla natura primitiva? Perché dovrà la natura primitiva, la quale non dà più legge alla vita nostra, dar legge alla morte? Perché non dee la ragione governar la morte, poiché regge la vita? E noi veggiamo 30 che in fatto, si la ragione, e sf le infelicità del nostro stato presente, non solo estinguono, massime negli sfortunati e afflitti, quello abborrimento ingenito della morte che tu dicevi; ma lo cangiano in desiderio e amore, come io ho