Pagina:Leopardi - Operette morali, Milano 1827.djvu/112

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DI TORQUATO TASSO CC. JO? meno, è tutta uno stato violento: perchè lare;anda Miche da parte *i dolori, la noia so*a ni uc:ide. cen. Che cosa è la no»a? tas. Qui l’esperienza non mi manca, da soddisfare alla tua domanda. A me pare che la noia * i^a della natura dell’aria: la quale riempie tutti gli spazi interposti alle altre cose materiali, e tutti i vani contenuti ; o ciascuna di loro; e donde? ' un corpo si parte, e altro non gli sottentra, quivi ella succede imi ned \tamente. Così tutti gl* intervalli della vita umana frapposti ai piaceri e al dispiaceri^ sono occupati dalla noia. E però, coma ' nel mondo materiale, seconda i Peripatetici, non si dà vóto alcuno; così nella vita nostra non. si dà vóto; se non quando la mente per qualsivoglia causa intermette 1* uso del pensiero. Per tutto il resto del tempo, l’animo, considerato anche .n se proprio e come disgiunto dal corpo, si trova contenere qualche passione ; come quello a cui l’esser vacuo da ogni piacere e dispiacere, importa esser pieno di noia; la quale anco è passione, norv altrimenti che il dolore e il diletta. gek. E da poi che tutti ì vostri diletti sono dì materia simile ai ragn^teli; temi ssirna, radissima e trasparente; perciò come l’aria in questi, così la nnia penetra in quelli da ogni parte, e gli riempie. Veramente per noia non credo si debba intendere altro che il desidero puro della felicità j non soddisfatto dal piacere, e non offeso apertamente dal dispiacere. Il qual desiderio, come dicevamo poco nuanci, non è ma. sodd sfatto j e 2 104 DIÀLOGO