Pagina:Leopardi - Operette morali, Milano 1827.djvu/120

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della NATtntA ec. 11 r fatta esperienza di quasi tutti i paesi; sempre osservando il mio proposito, di non dar molestia alle altre creature, se non il meno che io potessi, ' e di proccurare la sola tranquillità della vita. Ma io sono stato arso dal caldo fra i tropici, rappreso dal freddo verso i poli, afflitto nei climi temperati dalla incostanza dell’aria, infestato dalle commozioni degli elementi per ogni dove. Più luoghi ho veduto, nei quaii non passa un dì senza temporale : che è quanto dire che tu dai ciascun giorno un assalto e una battaglia formata a quegli abitanti, non rei verso te di nessuna ingiuria. In altri luoghi la serenità ordinaria del cielo è compensata dalla frequenza dei terremoti * dalla moltitudine e dalla furia dei vulcani, dal ribollimento sotterraneo di tutto il paese. Venti e turbini smoderati regnano nelle parti e nelle sta* gioni tranquille dagli altri furori dell! aria. Tal volta io m’ho sentito crollare il tetto pel gran carico della neve ; tal altra, per Y abbondanza delle piogge, la stessa terra, fendendosi, mi si è dileguata di sotto ai piedi ; alcune volte mi è^blso- gnato fuggire a tutta lena dai fiumi, che m’inse* guivano, come fossi colpevole verso loro c|i qualche ingiuria. Molte bestie salvatiche, non provocate da me con una menoma offesa, mi* hanno voluto divorare ; molti serpenti avvelenarmi ; in diversi luoghi è mancato poco che gl’insetti vo* lanti non mi abbiano consumato infìno alle ossa. Lascio i pericoli giornalieri, sempre imminenti al- r uomo 3 e infiniti di numero \ tanto che un filo- Ila DIALOGO