Pagina:Leopardi - Operette morali, Milano 1827.djvu/121

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sofo antico (a5) non trova contro al timore, altro rimedio più valevole della considerazione che ogni cosa è da temere. Nè le infermità mi hanno perdonalo ; con tutto che io ossi , come sor„o ancora , non dico temperante, ma contenente dei piaceri del corpo. Io soglio prendere non piccola ammirazione considerando come tu ci abb\ vnfuso tanta e si ferm* e insaziab le avióità del piacere; disgiunta dal quale la nostra Vita, come pn7a di quel che ella desidera naturaUnente* è cosa imperfetta ; e da altra parte abbi ordinato che 1’ uso di esso piacere sia quasi di tutte le cose umane la più nociva alle urze e alla sanità del corpo, più calamitosa negl effetti in quanto a c! ischeduna persona, e più contraria alla durabilità delia stessa vta. Ma in qualunque modo, astenendone l quasi sempre e totalmente da o ;ni diletto , io non ho potuto fare d non incorrore in molte e diverse malattie : delle quali alcune ir. i hanno posto in pericolo della morte ; altre di perdere 1* uso di qual eli 3 membro, o di condurre perpetuamente una vita più misera che la passata; e tutte per più giorni o mesi mi hanno oppresso il corpo e r an mo con mille stenti e mille dolori. E certo, benché c ascuno di noi sperimenta nel tempo delle infermità, mali per lui nuovi o disusai * e infelicità maggiore che e^;li non suole (come se la vita umana non fosse bastevolmente misera per 1* ordinario); tu non hai dato all’ uomo, per compensamelo, alcuni tempi di sanità sopprabbondante e inusitata ; la quale gli s a cagione di qualche d’