Pagina:Leopardi - Operette morali, Milano 1827.djvu/144

Da Wikisource.

VERO Xi^LLA GLORIA. l3S eli oso è necessitato a sforzarsi di abbracciarle tu ite T secondo la sua possibili! i ; ben vedi cbe manca il tempo* alle prime non cbe alle seconde letture. Però qualunque giudizio vr'-ìn fatto dei libri nuovr una volta, difficilmente si muta. Ag iungi cbe, per le stesse cause, anche nel primo le *ere i detti libri, massime di genere ameno, pochissimi e rarissime volte poligono tanta attenzione e studio, quanto è di bisogno a scoprire la faticosa perfezione, l’ arte 'ntjma e le v~rtù modeste e recondite deerli scritti Di modo cbe in somma oggidì viene a esser pe^ìore la condizione dei libri perfetti, cbe dei medioori; le bellezze a doti di una ran parte dei quali, vere o false, seno esposto agli ocelli in maniera, cbe per piccole cbe sieno, facMraente si scorgono alla prima vista, E possiamo dire con verità, che oramai. affaticarsi di scrivere perfettamente ^ è quasi inutile alla fama. Mu da altra parte, i libri composti, come sono quasi lutti i moderni, frettolosamente, e rimoti da qualunque perfezione; ancorché s sno celebrali per qualche tempo, non possono mancai d ì pei‘re in breve: come ri vede continuamente nell effetto. B?ne è vero che l’uso cbe oggi si fa dello scrivere 6 tanto, che ezi&ndia molti scruti degnissimi di me» moria, e venuti pure in *r!3o; trasportati indi a poco, e avanti che abbiano potuto (per dir coli) radicare la propria celebrità, dall’immenso fiume dei libri nuo? che ven ;ono tutto giorno in luce , pei 'Sconc senz altra cagione, dando luogo ad altri » degni o : jdefjn’ j che occupino la ; *naa per breve- i36 W I