Pagina:Leopardi - Operette morali, Milano 1827.djvu/165

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pàrini alcuna contezza, nè per pratica nè per famà. Ma riguardando alla ragione, e non alla immaginazione, crediamo noi die in effetto quelli che verranno, abbiano a essere migliori dei presenti? Io credo piuttosto il contrario, ed ho per veridico il proverbio , che il mondo invecchia peggiorando. Miglior condizione mi parrebbe quella degli uomini egregi, se potessero appellare .ai passati; i quali, 'a dire di Cicerone (31), non furono inferiori di numero a quel che saranno i posteri, e di virtù furono superiori as9ai. Ma certo *il più valoroso uomo di questo seoolo non riceverà dagli antichi alcuna lode. Concedasi che i futuri, in quanto saranno liberi dalla emulazione, dalla invidia, dall’amore e dall’odio, non già tra se stessi, ma verso noi, sieno per essere più diritti estimatori delle cose nostre, che non sono i contemporanei. Forse anco per gli altri rispetti * saranno migliori giudici ? Pensiamo noi, per dir solamente di quel che tocca agli studi, *che i posteri sieno per avero un maggior numero di poeti eccellenti, di scrittori ottimi, di filosofi veri e profondi? poiché si è veduto che questi soli possono far degna stima dei loro simili. O vero, che il giudizio di questi avrà maggiore efficacia nella moltitudine di allora, che non ha quello dei nostri nella presente? Crediamo che nel comune degli uomini le facoltà del cuore, della immaginativa, dell’intelletto, saranno maggiori che non sono oggi? * Nelle lettere amene non. veggiamo noi quanti secoli sono stati di si perverso giudizio , elio