Pagina:Leopardi - Operette morali, Milano 1827.djvu/164

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O VF.RO T>EtX-t Gl.ORIA. l55 Per questa Ire i>e e tate, Cui nell* anno avvenir facili e pii- Con Fiuto gU altri iddìi m . la monte non prometta; * .** - ■ ■ «: ; ' ' f : t cosi, eh matto in mano che altri per-prova è fatto' certo dolla vanità della gloria, la speranza, quasi cacciata e inseguita, di luogo in lue -in . ultimo non avendo p ù dove riposar* in tutto lo spazio della vita, non perciò- vien meno, ma passata di là dnlla stessa morte, si ferma nella posterità. Perocché 1* uomo - è sempre meli nato e necessitato a sostentarli de! ben futuro, così come egli è sempre malissimo soddisfatto del ben presente. Laonde quell* che sono desi Aerosi di gloria, ottenutala pure in v ìb., 9* pascono prlnc palmento J quella che sperano possedere dopo la morte, nel modo stesso che niuno è cosi felice C£gi, che disprezzando la rana felicità presente, n n si conforti col pensiero di quella parimente vana, òhe egli si promette nell’ avvenire.* *» ■. » * - # * . ■ *• • . i * *. • • j * t ■ ■ * -, CAPITOLO UNDECIMO « Ma in fino, che è questo ricorrere che facc amo alla posterità? Certo la natura della i nmt vidazione umana porta che si accia de* postei i mag* { ioi* concetto e nngfóore, che ron -ii fa dei presentì , nè dei passati eziandio ; solo perchè degli uomini che ancora non sono , non possiamo avere i56 il'