Pagina:Leopardi - Operette morali, Milano 1827.djvu/232

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DEGLI UCCELLI. 5 ten,po che soprasseggono in nn luogo, tu non ^1l Tedi stare mai fermi della persona ; sempre si volgono qua e là, sempre §i aggirano, si piegano, li protendono, si crollano, si dimenano; coli quella vi spezza, quell! agilità, quella prestezza di moti indicibile. In somma, da*poi che l'uccello è schiuso dall'uovo, j osino a quando muore, sa Ivo gl’ intervalli del sonno, non ai posa un momento di tempo. Per le quali considerarioni parrebbe si potesse affermare, che naturalmente lo stato oror- nar o degli altri animati, compresovi ancora gli uonemi, si è la quiete; degli uccelli, il mote. A queste loL*o qualità e condiz'onS esteriori eur- rispondono le -ntrinseche, cioè dell’animo; per le quali meder'i diamente sono meglio atti alia felicità che gli altiT animali. Avendo 1* udito acrit.V tissimo. e la vista efficace e pei fetta in medo, eh© 1* animo nostre a faKca se ne può fare una immagine proporzionata ; per la qu?l potenza godono tutio g orno immensi spettacoli e variatissimi o dall’alto scuoprono, ala tempo solo, tanto jpazìc# di terra, e d stintamente scorgono tanti paesi coii’ot*. chio, quanti, pur colla mente, appena si possono comprendere dall’uomo n un tratto; s*inferisco che debbono avere una grandissima forza e viva- c tà, e un grandissimo uso, d’immaginativa. Non di quella immaginativa prò .onda, fervala e tempestosa , corno ebbero Dante* e il Tasso ; la quale è funestissima dote, e pi ncipi > d i sollecitudini <9 angosce graviss me e perpetue; ma di quella rfc- ca, \ ari a, leggera , instabile e fanciullesca ; la