Pagina:Leopardi - Operette morali, Milano 1827.djvu/248

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ED KUANDRO- ZÒg a^Ii nomini perla m-a parte, posponendo incoia il rispetto propr.o, quel ma* giore, anz- solo bene cìlj sono ridotto a desiderare per- me stesso, cioè di non patire* tim. Ma confessate .voi formalmente, d non amare uè anclie la nostra specie in comune? ele. Si, formalmente. Ma come tuttavìa , se toc* risse a me, far«j pan/rc colpevol , se Lene io noti gli odio ; così ^ se potessi, farti qualunque maggior benefizio alla ir-ia specie, ancorché io non 1’ ami. tim. Bens, sia così. Ma in fine, se non vi muovono ingiurie ricevute, non od1-©, non ambizione; che cosa vi muove a usare coteuto modo di scrivere? ele. Everse cose. Prima, la intolleranza di ogni simulazione e dissimulazione : alle quali mi piego talvolta nel parlare, ma negli scritti non mai; perchè spesso parlo per necessità, ma non son3 mai costretto a scrivere; e quando avessi a d!re quel che non pen.«o, non- mi darebbe un £ran sollazzo a stillarmi il cervello sopra lo carie. Tutù

savi si ridono di chi scrive latino al presente, cho

nessuno parla quella l'ngua, e pochi la ntendono. Jo non vegga come non sia pari mente r dicolo questo continuo presupporre ch^ si fa scrìvendo e parlando, certe qualità umane che ciascun sa che Oidmai non si trovano in uomo nato, e certi enti ras i >naìi o fantastici, adorati già lungo tempo addjetro, ma ora tenuti internamente pei nulla e da chi gli nomina, e da chi gli ode a no- «ujo P