Pagina:Leopardi - Operette morali, Milano 1827.djvu/251

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o./|3. DIALOGO succedere, e quando vi si disponga, opera di mala coglia e con poca forza; e che scrivendo n modo il?verso o contrari 3 alla opinione propria, se qne-» sta fosse anco falsa, non si fa mai cosa degna di considerazione. •* ‘u tim. Ma bisogna ben riformare il giudizio pi*# prio quando sia diverso dal vero ; come è il vcstro. ele. Io *giud co quanto a me di essere infelice, e in questo so che non m* Intornio. Se gli altri non sono, me ne congratulo seco loro con tutta 1 auima. Io sono anche sicuro di non liberarmi dalla infelicità, prima che io muoia. Se gli altri hànno diversa speranza se, me rie ralle ;rc similmente. « tim. TutLi siamo infelici, e tutti sono stali: e credo non vorrete gloriarvi che «questa vestra sentenza sia delle più nuove. Ma la condizione umana si può migli orare di i*ran lunga da quel che ella è, come è già migliorata ‘indicìbilmente da quel che fu, \ oi mostrato non ricordarvi 5 o non volervi ricordare, che ì uomo è perfetti ile. » ele. Perfc-tf.b"le lo crederò sopra là vostra fede; ma perfetto, che è quel che importa maggiormente , non so quando 1 avrò da credere nè sopra Ja fede di chi. - *: tim. Non è g-unto ancora a1 la perfezione, perchè gli è mancato tempo; ma non si può dubi* tare che non vi sia per. giurare. . ’■ ’|t*: ele. Né io ne dubito. (( uesti pochi anni cae ■sono corsi dal princ’- ìc del mondo a presevit® , non potevano bastare; e non se ne dee far * giù-