Pagina:Leopardi - Operette morali, Milano 1827.djvu/47

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chi per se medesima,, Ora a giudizio di molt i ' savi, la vita umana si è un giuoco, ed alcuni affermano che ella è cosa ancora più lieve, e che tra le altre, la forma del giuoco degli scacchi è ■ iù secondo ragione, e i casi più prudentemente © artificiosamente ordinati che non sono quelli di essa vita. Lia quale olire a ciò, per detto di Pindaro, non essendo cosa di più sostanza ^he un sogno di un’ombra, ben debbe esserne capace la veglia di un automato. Quanto alla favella, pare non si possa volgere in dubbio che gli uomuù abbiano facoltà dì comunicarla alle macchine che essi formano, conoscendosi questa cosa da var? esempi, e in particolare da ciò che si legge della statua di Meninone e della testa fabbricala dal ma^no Alberto, la quale era sì loquace, che perciò san Tommaso di- Aquino, venutagli in odio, la rupne. E se il pappagallo di Nevers, con lutto che tosse una hestiolina, sapeva rispondere e favellare a proposito 9 quanto maggiormente è da credere che ^ ossa fare questi medesimi effetti una macchina immaginata dalla mente dell’ uomo e construtta dalle sire mani; la quale già non debbe essere così linguacciuta come il pappagallo di. Nevers ed altri simili che si veggono e odono tutto giorno , nè come la testa fatta da Alberto magno, non gli convenendo infastidire l’amico e muoverlo a fracassarla. L’ inventore di questa macchina riporterà in premio una medaglia d’oro di quattrocento zecch n di peso, la quale da una banda rappresenterà leimmagui di Pilade e Oreste, dall’altra