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Intanto a studio lá nel Trasimeno
estranio peregrin lava le membra,
perché la strage nostra onde fu pieno
quel flutto, con piacer seco rimembra:
la qual, se al ver si guarda, nondimeno
Zama e Cartago consolar non sembra:
e notar nel Metauro anco potria
quegli, e Spoleto salutar per via. 25
Se questo modo, ond’hanno altri conforto,
piacesse a noi di seguitar per gioco,
in molte acque potremmo ire a diporto,
e di piú selve riscaldarci al foco,
ed in piú campi dall’occaso all’orto
potremmo, andando, ristorarci un poco,
e tra via rimembrar piú d’un alloro
e nelle nostre e nelle terre loro. 26
Tant’odio il petto agli stranieri incende
del nome italian, che di quel danno
onde nessuna gloria in lor discende,
sol perché nostro fu, lieti si fanno.
Molte genti provâr dure vicende,
e prave diventâr per lungo affanno;
ma nessuna ad esempio esser dimóstra
di tant’odio potria come la nostra. 27
E questo avvien perché, quantunque doma,
serva, lacera, segga in isventura,
ancor per forza italian si noma
quanto ha piú grande la mortal natura;
ancor la gloria dell’eterna Roma
risplende sí, che tutte l’altre oscura;
e la stampa d’Italia, invan superba
con noi, l’Europa in ogni parte serba.