Pagina:Leopardi - Paralipomeni della Batracomiomachia, Laterza, 1921.djvu/56

Da Wikisource.
46 i - versi

     E séntigli ulular come foresta
allor che ’nfuria ’l vento, e che rimbomba
per l’aer fosco voce di tempesta. —
     70Oh quanta gente è qui che ne la tomba
non è fatta anco polve, oh quanta gente
al disperato lago or tra lei piomba!
     Come brulica giú l’onda bollente
per color cui fe’ vano il grande acquisto
75spietato inganno di corrotta mente!
     Oh menti sciagurate, oh mondo tristo
cui lo pensier del vero tanto spiace
che par vergogna il ragionar di Cristo!
     Giá contra ’l ciel latrava, ed or si tace
80tua gente in guisa d’uom che non si cura,
come a Dio conceduta abbia la pace.
     — Vedi — soggiunse, — o figlio, com’è scura
vostra terrena via piena di doglia,
e com’è fral quaggiú vostra natura;
     85che tanta gente di seguir s’invoglia
quel gigante colá, ch’è ’l tristo errore,
e tanto ignara il fa contra sua voglia.
     Quanti cercâr saggezza e saldo onore
che trovâr fama tetra e falsitate,
90e lor fu vano il trapassar de l’ore!
     Oh savissime sole, oh avventurate
l’alme che ricercâr del sommo Bene!
fumo giá non trovâr né vanitate.
     Diêr soda meta a lor non dubbia spene,
95bramando uscir di questa terra bassa
u’ torpe error che cosí presto viene. —
     Però ’l gigante che tant’ombra lassa
sopra ’l dolente esercito seguace,
venne sí ratto e cosí lento passa.
     100Giá la piaggia parea tornare in pace
pel lontanar di quella turba folta
sopra cui ’l lume eternamente tace.