Pagina:Leopardi - Paralipomeni della Batracomiomachia, Laterza, 1921.djvu/57

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appressamento della morte 47

     Da lungi la s’udia come talvolta
di nembo cui sul mar lo vento caccia,
105l’urlar tra l’onde e ’l mormorar s’ascolta;
     o notturna del mar cupa minaccia
perché ’l villan che presso il turbo crede,
si desta e sorge ed al balcon s’affaccia.
     Allor ch’a un tratto, sí come si vede
110campo di secche canne incontr’al sole,
quand’e’ co’ rossi raggi a sera il fiede;
     o come andar tra noi di faci suole
notturno stuol, di Cristo appo ’l ferètro,
il dí che di sua morte il ciel si dòle:
     115cotal si vide in mezzo a l’aer tetro
un lampeggiar di scudi e lance e spade
che tremolava intorno a fèro spetro.
     Sua scossa asta parea grandin che cade
con alto rombo giú da nugol nero,
120su i tetti rimbalzando e per le strade.
     Tentennava sua testa atro cimiero,
e pendea ’l brando nudo in rossa lista,
digocciolando sangue in sul sentiero.
     Iva ’l membruto mostro e facea trista
125tutta sua via, che dietro si lasciava
foco ch’ardea tra l’erbe in fèra vista.
     — Ve’ — l’Angel disse, — la crudel che lava
col sangue i campi, e col brando rovente
fa tante piaghe e tante fosse scava.
     130Altro costume de l’umana gente:
cacciar lo ferro gelido e la mano
del prossimo nel corpo e del parente:
     correre e disertar lo monte e ’l piano,
e ’n un giorno e ’n un punto l’opra e ’l frutto
135di sudor molto e molta età far vano:
     strugger mura, arder tempi e farsi brutto
di cenere, e vestirsi di terrore,
e ’ngoiar le cittadi come flutto: