Pagina:Leopardi - Paralipomeni della Batracomiomachia, Laterza, 1921.djvu/90

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80 i - versi

frutto celasti a la diurna luce,
55cui già di sotto a l’erba
ultrice mano al pianto e al sol riduce.

     Vieni, mira, crudel. Questo giuravi
a lei ne la suprema
ora di sua costanza, e quella colpa
60che a te largia tu col suo sangue lavi?
Così la sventurata
virtú ch’ella ti fea vittima estrema
le contraccambi? Or guata
questi martori, e questi
65atteggiati d’asprissimo dolore
infelici sembianti: io grido, o fera,
io grido a te; quando cotal vedesti
far la meschina, in quella
non ti sovvenne de l’antico amore?
70non quando al tuo desir la festi ancella?

     Che misero diletto
fu ’l tuo, tradita amante! oh come poco
godesti di tuo fallo! E t’avea pure
già punita il sospetto
75e la paura, e di vergogna il foco,
e le angosce, e lo sprone
del pentimento: or non bastava al fato
sì greve pena; or questo
ultimo guiderdone
80serbava al fallo tuo: morir per opra
di quel che tanto amavi, e così presto
per l’età verde, e in barbaro cruciato;
e non lasciar qua sopra
altro che ’l sovvenir del tuo peccato.

     85Che dico? or qui non mi badar, ch’io mento,
alma affannosa. Ed era