pur crudo il tuo destin, ma di pietade
spogliar non valse il lagrimoso evento.
E s’io con mesta voce 90la tua vo lamentando ultima sera,
non infiammar l’atroce
rossor ti voglio; oh pria
schizzin le corde e fiacchisi la cetra,
e la lingua si sterpi e ’l braccio mora: 95per consolarti io canto, o donna mia,
canto perch’io so bene
che non ha chi m’ascolta un cor di pietra,
né guarda il fallo tuo ma le tue pene.
Or dunque ti consola, 100o sfortunata: ei non ti manca il pianto,
né mancherá mentre pietade è viva.
Mira che ’l tempo vola,
e poca vita hai persa, ancor che tanto
giovanetta sei morta. 105Ma molto piú, che misera lasciasti
e nequitosa vita
pensando, ti conforta;
però che omai convien che piú si doglia
a chi piú spazio resta a la partita, 110e tu per prova il sai, tu che del mesto
lume del giorno ha spoglia
tuo stesso amante, il sai che mondo è questo.
Ecco l’incauto volgo accusa amore
che non è reo, ma ’l fato 115ed i codardi ingegni onde t’avvenne
svegliar la dolce fiamma in basso core.
Voi testimoni invoco,
spirti gentili: in voi, dite, per fiato
avverso è spento il foco? 120Dite, di voi pur uno