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120 i. puerili

di svelare le trame degli empi, di manifestare gli errori degl'increduli e di porre in chiaro la verità della cristiana religione. Né, ciò facendo, essi mostrarono di temer per la fede, la quale immobile ed inconcussa vedrà in breve perir dispregiati ed i sofismi ed i sali e le satire e le bestemmie de' libertini; ma solo temer mostrarono per i fedeli, i quali, nell'animo già disposti dalle passioni alla incredulità, non possono gran fatto per se medesimi resistere alle incantatrici lusinghe del libertinaggio. Destossi però lo zelo de' veri cattolici e de' filosofi immacolati, i quali, con ogni industria investigati i fonti dell'empietà ed esaminate le obiezioni degl'increduli, quelli additarono e queste disciolsero, rendendo a tutti palesi le arti e la follia de' libertini. Si mostrino — gridava un vigilante pastore — si mostrino al popolo fedele le volpi che devastano la vigna eletta del Signore; si scoprano le insidie tese da' lupi rapaci al gregge santo di Dio, onde non sia questo oppresso dalla nequizia, vinto dalla malignità, adescato dalla frode.

Ad onta però degli sforzi de’ veri sapienti, non cessano gli empi libertini di spargere il veleno ne’loro scritti e di far guerra alla religione. La verità non può non dispiacere a questi, i quali odiano le austerità dei precetti e la severità delle massime e bramano di viver sempre a seconda della propria volontà. La natura dell'uomo, proclive al vizio ed alle voluttà, non ama la legge, e desidera però il libertino di persuadersi della falsità della religione. Schiavo sempre delle passioni, egli non può riconoscersi immortale, senza vedersi obbligato a tener queste in freno; egli non può riconoscersi libero, senza vedersi costretto ad obbedire alle leggi; cerca però di mostrare la mortalità della sua anima e la forza di una tiranna necessità. Si deride perciò la fede dei semplici, si condanna la pretesa superstizione de' fedeli, e si lancian dardi infetti di veleno a cori retti e immacolati. Qual verità vi è così santa e si divina che impugnata non abbiano empiamente gl'increduli spiriti irreligiosi? Con alta cervice corsero quasi folli giganti ad abbattere il trono di Dio, e, la di lui provvidenza negando in prima, ardiron poi negarne perfin l'esistenza. L'anima umana, ad immagine creata del supremo Creatore e poco agli angeli inferiore nella sublimità dell'essenza, finsero materiale e mortale, né vollero nell'uomo riconoscere quella incorruttibile sostanza per la quale sappiamo, operiamo e vogliamo, lasciando cosi libero il campo alle loro passioni.