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viii. discorsi sacri 145

l'amore e la clemenza dell'Uomo Dio verso gli audaci, i folli, i ciechi esecutori degli eterni suoi incomprensibili decreti. Umiliazione, in cui, meno che in altro qualsivoglia punto della dimora di un Dio in terra, la sua gloria eterna risplende, e che però è di tutte le umiliazioni sostenute dall'Uomo Dio nella passion dolorosa la più crudele e terribile. Amore e clemenza, che, nell'audacia e nella crudeltà dell'attentato, e nella all'occhio umano impunita enormità dell’oltraggio, più riluce che in altro qualsiasi affronto dall'uomo recato al Dio fatto carne, nella sua ignominiosa passione. Questo è ciò che a provar m'accingo, signori. Che se arduo parvi il cimento, se audace vi sembra l’assunto, se difficile vi apparisce l’impresa, sospendetene per poco e serbatene ad altro tempo il giudicio; ma all'attenzione di giudici la compassione unite e l’amore di redenti da un Dio, e redenti a prezzo di sangue.

1. Dacché, giunto il tempo alla esecuzion destinato dell'eterno decreto ineffabile, volle Iddio che, ad esaltare la sua misericordia, a soddisfare la sua giustizia, a salvar l’uomo e a nobilitare la umanità non meno che la universal natura creata, scendesse il Figliuol suo di cielo in terra e, assunta natura passibile, si facesse quasi uno di noi, volle ancora che alle umiliazioni da lui sostenute sino al tempo dell’acerba passione tal gloria andasse congiunta: che ad uom sensato si mostrasse non uomo solo ma Dio e uomo ad un tempo. Quindi è che, se i pastori di Palestina vagir lo udirono infante nella stalla di Bettlem il videro ancora ammantato di luce e acclamato dalle angeliche schiere festose; se il vide l'Egitto fuggitivo ed errante, videlo ancora uguagliare al suolo i monumenti della sua credulità, distruggere gli altari eretti a numi sognati e fare in polve gli oggetti nefandi del suo sacrilego culto; e se il mirò Nazaret ubbidiente e soggetto a genitrice terrena e a genitor putativo, mirollo Gerosolima attorniato dai suoi dottori, impugnare udillo i loro argomenti, sciogliere i più sottili sofismi, e impallidir vide nelle lor cattedre que' vecchi maestri del popolo giudeo. Tentato rimirollo il deserto, ma rimirollo ancora trionfante del tentatore; perseguitato la Giudea, ma vincitore delle persecuzioni; cercato

G. Leopardi, Opere - X 10