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recare, rifluiranno dalle provincie alla città, dalla città al Monte, per cambiarsi al pari in moneta sonante; massime se voi persisterete a chiamar farisei i banchieri e a minacciare di sterminio i loro avviamenti. Dunque per i primi anni almeno, invece di otto milioni di cedole o polizze o boni o viglietti o qualsiasi altra generazione di carte, appena potete esser certo di tenerne in giro due o tre milioni. E ciò per il motivo che voi stesso riconoscete, cioè non esservi creazione umana che non richieda tempo. E siccome i Capitoli fondamentali non comprendono invero altro fondamento che questo: cosi l’instituto «sublime e filantropico» del sig. A. G. diverrebbe nelle vostre mani veramente malpratiche una temeraria partita d’azzardo.
Perciò, sig. Corbellini, bisogna riformare tutto quel preventivo che avete steso a pag. 10. Cancellarvi, almeno pei primi anni, il ricavo di quattro o cinque milioni di cedole. Far qualche altro diffalco per il molto denaro contante che deve sempre star pronto in cassa; e per il non poco che nei frequenti intervalli fra le entrate e le uscite rimarrà ozioso. Levare affatto il prodotto dei Conti Correnti e della Stagionatura; perché non si comprendono nei Capitoli fondamentali, unico oggetto di tutta questa controversia. Aggiungete finalmente che se si vogliono «chiamare i capitali a piccole frazioni» avrete anche piccole frazioni di impiego, mentre la spesa sarà già intera. — Adesso fatemi il bilancio, che sicuramente potete far onore alla vostra abilità.
Se l'emissione di 8, ovvero di 16 milioni è cosi «poca cosa al nostro Stato», perché ve ne promettete voi tanta pubblica prosperità? Su quali motivi di giustizia poi si fonda il vostro desiderio di donare agli agricoltori, togliendo ai possidenti e agli impiegati? Fate carità col fatto vostro.
Io non ho detto che ogni azione da 500 lire debba dar diritto ad entrare in Consiglio; ma che i cinque milioni anonimi vogliono essere rappresentati, almeno quanto i quattro nominali e i tre ipotecarj. Nei nostri Consigli Comunali, che voi citate, seggono tanto i padroni delle case, quanto quelli dei campi e dei boschi; anzi la stessa proprietà mobiliare vien rap-