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Pagina:Lettera ai Signori Corbellini, De Welz, A. G. e Compagni.djvu/10

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la grave esperienza degli anni seguenti quella falsa idea sparve affatto; sicché alcuni dureranno fatica a ricordarsi qual fermento avesse destato fra noi. Il Monte-Sete pareva allora una specie direi quasi di ponte che potesse tragittar franche le sete dalle filande d’Italia alle officine di Londra, eludendo le gabelle imposte dai commercianti. Ma per fondare il Monte volevasi denaro contante. Se qualche possidente voglioso di prender parte a questa reazione non aveva cassa pronta, si pensò che bastasse fargli porgere un’ipoteca, e valersi del denaro circolante, guerreggiando il ceto mercantile colle sue stesse forze. Il nostro secolo mal si presta a queste alzate d’ingegno; volere insister più a lungo nelle reliquie di una tanta illusione, sarebbe omai troppa fatuità. Dacché il tempo ha recato consiglio, profittiamone pienamente, e lasciamo sfumar del tutto questi sogni. Essi sono da mettersi con quello che stampando cedole si creano capitali; e coll’altro che l’instituzione dei banchi cresce il numerario, mentre al contrario lo diminuisce; giacché ne rende sufficiente all’uopo del commercio una molto minor copia, in grazia del promosso giro: e così parte del numerario tosto si esporta.

Voi, sig. Corbellini, scrivete con sottilissimo ragionamento che «un’ipoteca si fonda in un istrumento che è di carta; e pure val più del contante: dunque la carta fra noi vale già più del metallo». Ma non pensate che il possessor delle cedole non ha alcuna azione diretta su di una data ipoteca; non pensate che la carta delle ipoteche è fruttifera, e le cedole non lo sono; quindi la prima può starsene a dormire nei forzieri e negli archivj, mentre le seconde devono correre tutto il giorno per le piazze, dove nessuno le può accettar con fiducia se non è certo che tutti gli altri faranno lo stesso. Quindi bisogna dargli tempo di veder la cosa alla prova, quando la legge non lo forzi a fare altrimenti. Non basta che una carta sia garantita perché sia pari alla moneta che serve a pagar le cambiali e le imposte. Se l’oro ribassa, bisogna spenderlo anche con uno scapito se altro non si ha, e la sua circolazione continua anche a basso corso; ma le cedole ad ogni centesimo di ribasso che il corso degli affari possa