Pagina:Lettera ai Signori Corbellini, De Welz, A. G. e Compagni.djvu/9

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la somma si può rendere immantinente e non resta sulle braccia del Banco per l’intervallo di tempo pattuito con estranei sovventori, come nel Monte-Sete. Ciò che più importa si è che l’immenso popolo degli azionisti per non subire l’incomodo del momentaneo versamento, deve interessarsi a calmar l’effervescenza del pubblico al primo nascere.

È a questa differenza tra la Cassa Lafitte e il Monte-Sete ch’io mirava quando notai che nella sovvenzione le azioni ipotecarie fissano i possidenti che devono garantirla e non fissano i capitalisti che devono prestarla; che conveniva piuttosto stabilir il sovventore che l’assicuratore; vincolar quindi a preferenza chi avesse pronto il denaro; il che acquisterebbe inoltre all’azienda alleati e patroni interessati a prevenire e a combattere nella prima sua origine il discredito e il ritorno delle cedole » (§ 18). Questo era parlare per fare servigio. Ma voi nulla intendendo, mi avete dato quella risposta da Bertoldino: che «è meglio il pegno in mano che l’uomo in prigione». E poi osate pavoneggiarvi che Lafitte ha copiato i vostri Capitoli fondamentali!

Del pari inopportuno è il paragone che fate colle Società d’Assicurazione. Esse non hanno bisogno di far fronte a giornaliere, e capricciose e passaggiere emergenze; ma solo a reali infortunj, i quali sorpassino il fondo contribuito e le riserve. I danni sono a liquidarsi con tempo e comodo; e soprattutto nulla influiscono sul movimento universale del commercio e della circolazione. Infine poi nelle assicurazioni l’azionista è tenuto a versar direttamente, e non è necessario andar colle ipoteche alla mano limosinando sovventori in tempo di generale bisogno, accrescendo le strettezze del commercio.

Voglio rammentarvi un’altra cosa. Questo pensiero delle azioni ipotecarie è contemporaneo di quello che alcuni misero in voga fra certi nostri possidenti, non ha molti anni, cioè di spedir direttamente le sete a Lione e Londra e intercidere affitto dal commercio serico i negozianti tanto inglesi quanto italiani, contro i quali diffondevano le più odiose incolpazioni. Sotto