Pagina:Lettere (Andreini).djvu/113

Da Wikisource.

LETTERE

e sopra tutto bisogna, ch’egli sia vestito d’habito d’accortezza, per saper dissimular à luogo, e à tempo gli interni affetti, ilche, se difficil sia, lo sò io, che ’l mio dolore chiudo nel seno, e procuro, che la fiamma, non appaia nel mio volto, e nego à me stesso la felicità del mirarvi, perch’altri non s’avvegga dell’infinito amor, ch’io vi porto, e quel ch’è peggio, bisogna, che molte volte i’ finga (e con quanto dolore, ditelo voi Signora mia, che nel mio cuor vivete) d’amar altra donna: e veramente à me pare (nè sia detto per mia lode) che quegli solo meriti nome d’amante, ilquale sapendo saviamente dissimular i suoi pensieri, la riputatione, e l’honor dell’amata donna conserva. Io merito dunque d’amarvi eternamente, poiche non m’essendo permessa altra maniera d’amare, vò accortamente dissimulando l’affetto interno, sì che non può esser alcuno, ancorche diligente osservatore, che sospetti, non che s’accorga del vero: & ancorche mi sia una viva morte il finger un male, per cuoprirne un’altro, tuttavia, e per l’honor vostro, ch’io stimo più della vita mia, e perche possiate meglio conoscere perfettion d’amore, mi compiaccio di fingere, e di tacere. Che l’amor mio sia perfettissimo, senz’altro può la vostra bellezza assicurarvene, chi vede lo splendor de’ vostri occhi, non può compiacersi d’altra luce. Chi è annodato dall’oro delle vostre chiome, abborrisse ogn’altro tesoro. Chi mira i fiori delle vostre guance, non si cura d’altra Primavera, e ’n somma, chi v’ama può andar sicuro in qual si voglia luogo, che non avverrà mai, che sia preso


da