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D’ISABELLA ANDREINI. 45

da nuovo amore; e questo, per isperienza di me, posso ben dire, poiche da quel giorno felice, che Amore nel cuor mio, quasi vittoriosa insegna, pose la bella imagine vostra, sola cagione della sua vittoria, non solamente, io non mi son compiaciuto d’altra bellezza: ma ho perduta la memoria, di quante mai, per altri tempi, io m’habbia vedute. Di voi sola, continuamente penso, e questi occhi miei, fuor di voi non si compiacciono d’altra vaghezza. Assicuratevi dunque della mia lealtà, poiche ’l mio amore, la mia fede, e la mia vita sono più stretttamente in uno, che non erano le ritorte del nodo gordiano, e sicome quello dalla spada d’Alessandro, così questo dalla falce di Morte sarà disciolto.


De i preghi amorosi.


E

BEN costante l’anima mia, nel sopportar le pene d’amore: ma non è già faconda la lingua nel raccontarle; che se ciò fosse, per avventura v’havrei sin qui fatta pietosa de’ miei tormenti: ma, se non parla questa mia lingua, parlano questi occhi pieni di lagrime; e languidi mirando la cagione del pianto loro, mutamente, & humilmente chiedono quella pietà, che, se più tarda, non sarà à tempo. Se non volete esser pietosa del mio male, per condurmi al fin della vita, ditelo, ch’io, per me non ricuso il morire: ma sappia il Mondo, che la fierezza vostra, e non la colpa mia à morte mi condanna: che, se tanto egli sà, nella morte console-


M          rommi