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D’ISABELLA ANDREINI. 46

gete, ch’io per li continui dispiaceri, appena spiro tant’aura vitale, ch’io mostri d’esser vivo? Io non desidero, se non quello, che si può concedere, senza pregiuditio dell’honor vostro, poiche non bramo, se non la gratia vostra, alla quale non vorrei, che fosse discaro, s’io vinto da soverchia passione, le hò fatto, con queste poche righe veder picciola parte di quell’infinito dolore, che sostiene l’infelice mia vita, e creda, che ’l desiderio interno stato sin’hora chiuso in guardia di segreti martiri, non hà potuto più star celato; onde, se vi sono stato molesto perdonate alla ragione, & alla necessità della doglia; e siate certa, ch’io hò più noia d’havervi noiata, che non havete havuto voi del mio noiarvi. In tanto vi bacio le mani, e prego il Sole de gli occhi vostri, che strugga il ghiaccio del vostro seno.


Della Gelosia.


S

E voi, che tanto giuditioso siete, non mi porgete nella presente necessità alcun’aiuto, in breve io perderò la vita, e voi Sig. mio rimarrete privo d’un vostro fedelissimo amico, e servitore. Saprà V. Sig. che non parendo alla contraria, e nemica mia sorte sufficiente travaglio all’animo mio l’ardentissimo amore, ch’io porto alla Sig. N. hà fatto per maggior mio tormento, ch’io sia stato fieramente assalito dalla fredda, e spietata gelosia, laquale per me non sò ve-


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