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D’ISABELLA ANDREINI. 66

haver occasione di tornarmene indietro. Non ardiva di spronarlo, per non andar innanzi: ma quell’offitio, che non voleva far io col cavallo, Amore il facea meco, perche spronandomi acutissintamente, mi condusse più volte à girar la briglia, per tornarmene à voi; e se non che io dubitava, che i consapevoli dell’amor mio, di me si ridesseo i’ tornava senz’altro, e tornando, questi occhi afflitti haveriano havuto il lor contento mirandovi. Ah, che s’iò spinto da gli altrui stimoli, mi son partito da Verona, e son venuto à Padova, punto hora da quei stimoli, che mi sollecitano, perche i’ goda della bellezza, della gratia, della virtù, e della benignità vostra, mi risolvo partir da Padova, e venir à Verona, per rischiararmi à’ raggi di quel Sole, che mi fa vivere. Con me è la minor parte di me, e con voi è la maggiore, dunque bisogna, che la minore venga per debito à ritrovar la maggiore, & verrà sicurissimamente, se morte non m’impedisce. Vi bacio le mani pregandovi à disporvi, mentre, ch’io verrò tutto allegro à ritrovarvi, di perdonarmi il fallo commesso, nell’allontanarmi da voi, non dico per non amarvi che questo è impossibile; ma per non distruggermi e questo è vero; e siate contenta di credere, che ho tanto patito in questa lontananza, che secondo me, non mi può venire da qual si voglia rigore maggior supplitio.


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