Pagina:Lettere (Andreini).djvu/181

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LETTERE

simo specchio, onde mi maraviglio, come vinta da questa cara trasformatione di me stessa, non m’innamori; ma perche non è possibile trattar con parole finite dell’amor infinito, ch’io vi porto, e dell’obligo, ch’io vi tengo, non sarò più lunga. Vi bacio le mani, & vi prego à perseverar nell’amor, che per vostra bontà, non isdegnate di portarmi, assicurandovi, che non hò sì cara parte in me, che non sia vostra, e prima il Cielo nella più chiara notte, sarà privo di stelle, ch’io muti pensiero.


Della volubiltà feminile.


O

H quanto ingiustamente fui chiamato un tempo fortunato, e felice. Albero, ch’ad un picciolo soffiar di venti cade à terra non si può dir, che fosse bene abbarbicato. Mentr’io fui ardentemente amato dalla mia instabil Donna (ò carissimo amico) mi riputaste beato senza ricordarvi di quel che mille volte vi dissi, cioè, ch’io m’attristava molto nel vedermi con tanta vehemenza amato dalla Signora N. non perche ’l suo amarmi non mi fosse più caro della propria vita; ma perche io era presago, ch’ella ben tosto havrebbe lasciata l’amorosa impresa, come quella che non hebbe mai pensiero d’amarmi perfettamente com’io l’amava, e come tuttavia l’amerò, dunque, com’io diceva, era molto meglio, ch’io fossi stato dalla mia dolce nemica lievemente amato, sempre conforme à miei lievi meriti, che per tem-


po