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D’ISABELLA ANDREINI. 90

d’un suo figliuolo senza turbarsi punto disse. Io sò d’esser nato mortale, e d’haver generato figliuol mortale. Lessi una volta questi sententiosi versi.

Conviensi al nascer nostro angoscia, e pianto.

Al morir si convien la gioia, e ’l canto.             

Perche veramente nascendo nasciamo alle calamità di questo Mondo, e ci liberiamo da quelle per mezo del bene non conosciuto della morte. Soleva dir uno, che non portava invidia se non à coloro, che morivano per tempo, affermando, che chi non muore, ogn’hora patisce morte, e la morte possiam dir, che sia l’ultima medicina de gli affanni, e de gli afflitti. Il morir à tempo è un dono dato dal Cielo. Mi scrivete, che più dell’altre cose vi tormenta, l’esser lui morto così giovene, e quasi innanzi tempo secondo il vostro dire; alche rispondo con vostra pace, che non v’ha alcuno, che muoia innanzi tempo, o dopò tempo, perche ogn’uno ha ’l suo tempo stabilito da Dio, innanzi, o dopò ’l quale altri non può morire. Ogn’uno quando muore, muor vecchio inquanto al suo fine, e giovene inquanto al viver nostro, ch’è sempre brevissimo, ma credete à me, che chi tosto muore si può chiamar felice, perche interviene à lui, come ad uno, che sia sbandito dalla Patria, ilquale con favori ottenendo gratia torna à repatriar tosto. Egli è molto meglio à mio giuditio pianger la morte del figliuol buono, e virtuoso, che sospirar la vita del cattivo, e vitioso. Raccogliete dunque gli spiriti oppressi da inutili, e quasi stolti travagli. Rasciugate le lagrime, e rasserenate la


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