Pagina:Lettere (Andreini).djvu/207

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LETTERE

nè mai mi donerete una breve hora di contento? non può l’humiltà mia vincer l’orgoglio vostro? chiedo pace, e voi mi fate guerra? bramo sperare, e voi mi disperate? vi dimando la vita, e voi mi date la morte? ò fierezza incredibile, ò crudeltà inaudita; ma, se voi siete tanto vaga della mia morte, come mi par di vedere, voi non tenete buon modo, per farmi morire. Voi con gli occhi m’accendete nel cuore un grandissimo fuoco, credendo ch’egli debba incenerirmi, e con la fierezza vostra, mi fate distillar continue lagrime da questi occhi dolenti, pur credendo, ch’elle debban sommergermi, e non v’accorgete, che questi duo effetti (benche ogn’uno per se stesso mortale) m’aiutano à conservarmi in vita; perche allhora, che ’l fuoco procura di farmi rimaner fredda, & arida polve, sopragiunto dall’impeto del pianto perde le sue forze, e non può conseguire nè ’l vostro, nè ’l suo fine. Così mentre le lagrime, vogliono sommergermi, il gran fuoco con esse contende, e leva loro l’impetuosa possanza, onde schernite rimangono. Così mentre l’una, e l’altra di queste morti insieme contrastano volendo ogn’una d’esse di me assoluta vittoria (contrario à quanto per aventura vorreste) mi mantengono in vita. Dunque, se pur volete, ch’i’ muoia, o levate da questo petto il fuoco, che v’accendeste, lasciando, che le lagrime possano far il lor estremo, overo levate da questi occhi le due fonti di pianto, accioche ’l fuoco possa quanto prima incenerirmi, e far voi contenta, e lieta della mia morte, laqual desidererò anch’io


quando