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D’ISABELLA ANDREINI. 126

lamentate, che le vostre passate miserie non hebbero giamai ricompensa. O querele ingiuste, ò lamenti rei d’eterna punitione. S’haveste giuditio non vi lamentareste di non esser stato guiderdonato, ma v’increscerebbe d’haver chiesto molto più di quello, che la vostra non fida servitù meritava; ma godete dell’immortalità, che vi siete acquistata per mezo della vostra volubiltà. Ben havete mostrato d’esser meno che huomo, poiche non havete saputo sopportar quello, che tutti gli altri sopportano. Vedete quai mali nascono dall’inconsiderata incostanza, poiche per sua colpa siete ridotto à tale, che da voi stesso discorde non vi contentate di qual cosa si sia, non sapete ciò, che vi piaccia, e quello, che più v’aggrada, più abborrite. Sforzate voi stesso per l’avvenire, e se (che potrebb’esser) succederà, ch’altra donna da voi sia amata, procurate d’armarvi di fermezza, e di fede. Non vi sian discari i martiri, servite assiduamente, siate amico d’un modesto silentio, che allhora non vi sarà spiacevole il languire, e con gloria vostra vincerete l’amata donna, Amore, e voi stesso.


Delle lodi di bella donna.


S

I come la vostra amara partita fù dolorosa cagione della nostra morte, così ’l vostro dolce ritorno è giocondo mezo, per cui torniamo in vita. Ben dee rallegrarsi non sol ogni cuor amante del vostro felice ritorno (ò mio spiri-


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