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D’ISABELLA ANDREINI. 132

della speranza son privo del cuore? e che privo del cuore non posso amarvi? e che voi senz’amante siete senza testimonio della vostra bellezza, laquale, se non vien celebrata da chi v’ama è un dono inutile di Natura? Ahi, che in vece di darmi l’anima voi m’essanimate. S’al contrario faceste mi rendo sicuro, che invigorito dal conforto, osando e tentando il tutto per voi potrei ottenere, anzi pur’otterrei l’impossibile. O misero me sarà egli vero, che ’n virtù d’Amore il nevoso Rifeo del vostro petto un dì non diventi un Mongibello? Deh fate Signora mia, che ’l Sole de’ bei vostri occhi discacci le tenebre de’ miei martiri, che allhora conoscerete quai belli, e gloriosi pensieri germoglieranno sua mercè nel mio seno: forse, che da quelli infiammato porterò le lodi della vostra bellezza suprema sino alle stelle: forse, che trà le celebrate darò loro il primo luogo; e, s’altri con parole mentite, e con versi bugiardi hanno dati quei pregi à molte donne che forse negò loro il Cielo, perche non potrò io (benche inesperto) in virtù di così nobil suggetto spiegar un volo il più glorioso, che mai reggesse penna? Suol la verità risplender ancor nella bocca de gli ignoranti. Concedetemi ò bell’oggetto de’ miei pensieri la gratia vostra, e poi vedrete maraviglie: ma avertite, che sì come io sò, che servendo voi, servo una donna bella trà le più belle, e sì come io sò, che trà i più fedeli son il più fido, così bramo dell’amor vostro o tutto, o nulla, anzi, ch’io bramo la gratia vostra in modo, che dovendola ottenere non voglio, che alcun’altro sia primo, nè secondo: e se vi par, ch’io chieda


troppo