Pagina:Lettere (Andreini).djvu/317

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LETTERE

che per farmi appieno felice, non sol vi contentate, ch’io per voi viva soggetto alle care leggi d’Amore; ma per maggiormente bearmi ubbidite anche voi all’Imperio loro, dicendo (ohime che sol à pensarci sento à me stesso rapirmi) che s’io per voi non hò parte, che nè libera, nè mia possa chiamarsi, voi in ricompensa tutta mia vi chiamate; dunque ò mio bene, se voi dite, ch’io son il vostro fuoco, non è egli dovere, che voi siate l’eterna mia fiamma? s’è mio il vostro cuore, non ha da esser vostra l’anima mia? di tanti, e tanti, che voi ferite eleggete di sanarne un solo, & io mercè vostra son quello, & ebbro di gioia non uscirò di me stesso? O soave mia Panacea perdete pur l’usata virtù del risanare, ch’io per me voglio haver sempre aperto il fianco, voglio haver sempre nel cuore quelle honorate ferite, che mi faceste co’ begli occhi pieni d’honori, e d’amore. Risanisi pur quel cuore, che nacque per non esser durabile nell’amare, il mio nacque ad amar in modo, che quell’amore, che da principio ha ricevuto, non sarà mai sottoposto à muta.


Del-