Pagina:Lettere (Andreini).djvu/325

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LETTERE

sentenze, da gli essempi, e dalle figure retoriche vuol manifestar il suo puro, e sincero affetto, Monna accorta subito dice, ò che parole insipide. Invero, se colui non merita d’esser ascoltato, che parla senza autorità, costui è del tutto indegno d’esser udito. Non sà egli, che non dipingerà mai bene alcun Pittore, se volendo far un corpo, à caso guiderà la mano, e ’l pennello, e senz’ordine disegnerà le linee? e che non potremo similmente spiegar con lode i concetti nostri, se con proprie, & illustri parole non li vestiamo, usando un’ordine giusto di sentenze nobili? perche sì come i corpi coi colori, così i concetti con le parole si figurano; non comparisca mai più in luogo dov’io mi sia, che non voglio, che trà l’altre si dica, ch’i’ hò un’amante troppo triviale. Chi procura d’adornarsi vien da voi chiamato un Ganimede, una Ninfa, & un Narciso. Chi và positivo porta nome di spilorcio; se in conservatione altri dirà alcun leggiadro avvenimento, il novellaio non gli manca; se starà cheto, il Dio del silentio è subito in campo; se riderà, lo chiamarete Democrito: se piangerà, Eraclito; se starà allegro, ecco il buffone; se mesto il dispiacere; se canterà la Cicala, se non dona, si dice, o che non ama, o ch’egli è un Mida, e se finalmente dona, si stima il dono, e si disprezza il donatore, ridendovi, ch’egli habbia voluto far del Mecenate; ond’io mi risolvo di non voler esser più segno delle vostre avvelenate saette, cioè delle vostre pungenti parole. Non voglio più che la Rocca della mia costan-


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